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Storia/Storia di Avenza
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"...Una formella quattrocentesca con lo stemma di Avenza (una mezzaluna)" con queste brevi parole la Guida di Carrara di Bizzarri e Giampaoli (1932), descrive l'antica arme scolpita sulla facciata della parrocchiale di S. Pietro. In realtà  questo bassorilievo, è testimone di quella lunga pagina di storia che è stata il dominio dei vescovi di Luni; uno dei simboli, insieme al crocifisso ligneo del XII secolo che la tradizione dice trasportato da una chiesa lunense, dell'antica appartenenza del paese, sebbene sia ancora misterioso il loro arrivo. Avenza nel medioevo fa parte del territorio metropolitano di Luni e la chiesa di S. Pietro ne costituisce la più importante chiesa capitolare, erede dell'omonima basilica fuori le mura. Anzi alla fine del XII secolo, il borgo, diventa fulcro di un'azione contrastante la nascente realtà  comunale di Carrara: la fondazione di un "borgo nuovo" vicino al mare e all'acqua dell'Avenza, con la quale si cerca di incrementare il "borgo vecchio" per controbilanciare l'espandersi della città  marmifera. Anche dopo il 1204, quando la chiesa di S. Pietro è ceduta ai canonici di S. Frediano di Lucca, già  detentori di S. Andrea in Carrara ( formando un'unica vicaria), i vescovi promulgheranno tutta una serie di atti tesi ad affermare la loro sovranità  sul territorio, continuamente messa in dubbio: importante è la riaffermazione della competenza vescovile sul "pedagium Aventiae". E' significativo poi che il primo statuto di Carrara venga promulgato nel 1235, proprio nella chiesa di Avenza. Il potere vescovile, progressivamente svuotato, termina nel 1313, con l'esautorazione da parte dell'imperatore Enrico VII. Tornando allo stemma e simbolo dell'autorità lunense, deve essere inquadrato in questa serie di eventi storici, piazzato lì a ricordare l'appartenenza del borgo; la sua datazione alla luce di quanto esposto, sembra quindi doversi spostare ad almeno un secolo prima rispetto a quanto asserito da alcuni La sua simbologia ha radici nell'antichità romana, potendo ravvisare una certa somiglianza con "l'emblema di Diana per dirla con Reperti; esso è raffigurato su alcune formelle rinvenute a Luni nel XVIII secolo e riprodotte da V.e P.Vinzoni quali simbolo della Dea Luna protrettrice della "Splendida Civitas". Nel medioevo diventa simbolo della città  , del potere dei suoi vescovi e dell'intera diocesi. E' poi recepito negli stemmi di vari Comuni della zona e perfino nell'arme di qualche ramo malaspiniano; appare ancora come simbolo della Lunigiana storica sulle stampe settecentesche e finisce poi in capo agli stemmi delle province di La Spezia e M Carrara. La mezzaluna di Avenza o "crescente montante" secondo la terminologia araldica, ha le punte che tendono a riunirsi e la sfaccettatura su due piani; per il colore in mancanza di notazioni grafiche sarebbe da considerarsi "al naturale": argento in campo azzurro. Si potrebbe osservare che Carrara, già  sede vescovile (in Vezzala), con il suo marmo "lunense" ed il porto, è l'erede naturale di Luni e, quindi, potrebbe fregiarsi del suo emblema ma nei secoli questa eventualità  non si è mai verificata (nemmeno vi si è pensato nei dotti studi e ricostruzioni più o meno recenti); diciamo che la gelosa affermazione dell'autonomia comunale si è espressa a nche attraverso i simboli (l'unica mezzaluna trovata nel centro storico, è su un capitello abbandonato nei pressi del Duomo di destinazione ignota ed oggi conservato al Museo Civico del Marmo). I simboli, c'è da dire, sono soggetti alle mode; ad esempio nel 1848 quando la frazione di Avenza (con la sua Marina) si erige in Governo provvisorio dandosi in protettorato a Carlo Alberto di Savoia e staccandosi da Carrara, assume come emblema la fortezza su cui sventola il tricolore con lo scudo sabaudo. Detta bandiera è imposta anche alla flottiglia locale, la Bandiera italiana d'Avenza, come è chiamata con orgoglio per distinguerla da quella con stemma lorenese alzata a Carrara e a Massa. I valori risorgimentali avevano pesato in maniera determinante sulla scelta, peccato che pochi anni dopo, il "simbolo" della fortezza, venduto dallo Stato italiano ai demolitori, abbia trovato pochi difensori e toccasse al tedesco Mommsen salvare il salvabile. Oltre un secolo più tardi troviamo ancora la fortezza (ormai ridotta ad un solo torrione) accollata ad un'ancora nella proposta di stemma del mancato comune di "Marvenza". Splendori e miserie dei simboli! Ma l'ottocento è anche il secolo delle riscoperte delle antiche origini: il nome Avenza nei primi del secolo è definitivamente restaurato in luogo del volgare medievale "Lavenza" (nato dalla conglutinazione dell'articolo). Gli storici Gerini e Sforza riordinano le notizie circa gli uomini illustri del piccolo borgo: Giovanni De Rossi (prelato del '500) e Giovan Pietro d'Avenza (umanista del 1400) mentre il Repetti ricorda come il fiume principale che scorre attraverso la città di Carrara e il piccolo borgo, non si chiamasse Carrione ma Avenza (il "Flumen Aventia" della Tabula Peutingeriana) ed infine il canonico Pietro Andrei in un manoscritto ricorda la mezzaluna sulla facciata della chiesa, tra i "monumenti" di Avenza. In seguito anche alcuni privati lo riproduranno come arredo: il proprietario del cinema l'Arena lunense, lo adotta come insegna del proprio locale . Si recupera quindi la "lunensità " di Avenza nell'immaginario collettivo che si manifesta nel detto popolare "Avenza avanzo di Luni" (con vari accenti più o meno polemici). Oggi infine, l'antico stemma trova posto sul dipinto curato dall'Accademia di Belle Arti, nella sala della Circoscrizione n. 4 ad Avenza. A prescindere dal successo dell'opera (ai posteri 1'ardua sentenza), è positivo che i due stemmi di Carrara e di Avenza compaiano accoppiati non più nell'antica contrapposizione tra potere vescovile e libero comune e neppure nella più moderna Carrara accentratrice versus Avenza e Marina autonomiste, ma piuttosto come proposta di una nuova simbologia araldica per la città , che recuperi in qualche modo parte delle sue radici che, proprio Avenza, la più polemica delle sue frazioni, le offre.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4611 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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Oltrepassato il ponte sul torrente Carrione (il Flumen Aventia della "Tabula Peutingeriana") il torrione della fortezza di Avenza,attribuita a Castruccio Castracani, ma ampliata successivamente,accoglie i visitatori dell'antico borgo citato anche dal Petrarca di ritorno da Avignone. Era punto strategico e passaggio obbligato per chi percorreva l'itinerario costiero tirrenico. E' ancora riconoscibile il tracciato delle antiche mure grazie a una torre d'angolo, accanto alla casa castellana, e la porta del borgo murata incuneato nelle palazzine settecentesche innalzate sul fossato. La chiesa di San Pietro, anche se l'impianto risale al XVII secolo, e' una delle piu' antiche del comune di Carrara. lo stemma dei Vescovi di Luni indica, in facciata, l'antica appartenenza. Presso di essa esisteva l'ospitale di Sant'Antonio che si ritiene fondato dagli abati di Sant'Antonio di Vienne nel Delfinato. Qui' un ospedaliere dava soccorso ai pellegrini, agli infermi bisognosi e raccoglieva i trovatelli lasciati sulla strada. All'interno, sullo stipite del portale della chiesa medievale oggi murato in un pilastro dell'orchestra, sono ancora visibili le tracce dei pellegrini: dei graffiti con monogramma di Cristo.
La chiesa conserva un prezioso crocefisso tardo medievale che la tradizione dice provenire da Luni. E' considerato miracoloso.I viandanti beneficiati chiedevano si cantasse il Te Deum al suo cospetto. Un tempo esisteva la "confraternita del Crocefisso" per l'assistenza ai devoti. Dell'antica chiesa si conservano un'icona marmorea gotica della Madonna con Bambino, un tabernacolo, sempre gotico, nel battistero e una lunetta in marmo con Cristo risorto tra gli angeli(sec.XV) sull'ingresso del cortile della canonica. Interessanti le stratificazioni cinquecentesche all'interno: oltre al fonte battasimale e a una acquasantiera, una serie di sculture erratiche attribuite alla bottega postuma di Bartolomeo Ordonez (Pietro Aprile, Giovanni da Fiesole, Girolamo Santacroce) destinate alla Spagna e rimaste allo scalo di imbarco: S.Pietro, S.Marco, S.Antonio Abate, Madonna con Bambino oltre a due nicchie a conchiglia con figure della Speranza e della Carita' (sul portale). Il San Francesco in una delle due nicchie e' copia moderna. Pregevoli anche gli arredi barocchi: il pulpito, l'altare maggiore, del Crocifisso e di S.Antonio (modificato nel 1932) Le navate laterali sono frutto di un allargamento avvenuto nell'ottocento a spese dell'Ospedale e della Canonica.Sono dell'epoca gli altari neoclassici delle absidi laterali ed una figura femminile in bassorilievo di una sepoltura; ottocentesco anche l'organo (Serafino Paoli da Empoli 1852) e il concorto a tre campane (1869-1870).Alcuni interventi discutibili di ristrutturazione avvennero tra le due guerre con la collocazione di statue di legno gardenesi nell'altare dell'Addolorata e di S.Antonio (e con rimozione della pala dei SS Antonio ed Erasmo, oggi esposta nel transetto) Nel maggio 1944, un bombardamento danneggio' gravemente l'edificio. Del periodo della ricostruzione sono le pitture sulle volte di dante Antoni, e l'ancona del purgatorio di Ettore Paganini >>>>>> Pietro Di Pierro
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4287 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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La via Francigena,Franchigena,Francesca,Romea o Romana,piu' che un tracciato preciso seguiva un percorso,piu' che una strada era un intreccio di strade che,tuttavia avevano alcuni punti fermi di riferimento. Uno di questi era Avenza situata a meta' strada tra Luni e san Leonardo al Frigido (nel comune di Massa) A PONENTE di AVENZA l'antico tracciato della consolare Aemilia Scauri tirava diritto su Luni, piu' o meno sulla moderna via Campo d'Appio, declassata a stradello rurale nel Medioevo ma rivalutata e rifatta negli ultimi anni. Con l'impaludarsi della piana abbandonata,infatti ,si sposto' a monte nel tracciato attuale della via provinciale Avenza-Sarzana e sara' poi usata come via postale nell'evo moderno. Finche' Luni vivra' (XII secolo), continuera' comunque verso di essa con quella diramazione che oggi e' via del Parmignola ma sara' definitivamente declassata con l'affermarsi di Sarzana come nuovo centro di riferimento e sede vescovile. I due tratti ( che si dipartono all'altezza di Viale Galilei) sono quasi parelleli vicino all'odierno confine ligure, ma quello per Sarzana corre su un piano di terreno piu' alto scelto perche' meno soggetto agli allagamenti.Due ponticelli (di cui uno ancora in piedi l'altro distrutto nel 2000) testimoniano il curioso andamento.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 14458 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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Durante la prima guerra d'indipendenza le città  di Massa e di Carrara, cacciati gli estensi optano per l'unione al Granducato di Toscana, Avenza (e la sua Marina) invece, decidono l'unione al Regno di Sardegna. Si forma un governo provvisorio che, tra le varie competenze, si arroga anche quella di dare bandiera ai bastimenti che fanno capo alla "sezione di Avenza": si tratta del tricolore con stemma sabaudo adottato da Carlo Alberto, ma i governanti provvisori, per distinguerlo da quello con stemma granducale in uso a Massa e a Carrara, con un punto d'orgoglio lo denominano "Bandiera italiana d'Avenza". Non è stato possibile rintracciare l'atto ufficiale, ma che si tratti della nuova bandiera del Regno di Sardegna lo si deduce da una lettera di C. Triscomia in cui parla di "sabaudo vessillo" inalberato dagli avenzini inoltre, dal fatto che viene raffigurato sui timbri sventolante sulla fortezza, assunta a simbolo del Governo Provvisorio, infine va da sè che è sempre opportuno presentarsi ai porti mediterranei coperti da bandiera riconosciuta. Qualche dubbio rimane sul fatto se lo scudo abbia o no il bordo azzurro, si può presumere tuttavia che non Io abbia similmente alla maggior parte della marina mercantile sarda. C'è da dire, infatti, che al contrario di quello delle bandiere di terra, il decreto riguardante le bandiere marittime, non fa menzione del bordo azzurro anzi, le autorità  competenti spediscono agli stati esteri disegni in cui non vi è; inoltreva detto che, in ogni caso lo scudo dovrebbe toccare il verde e il rosso lateralmente, ma per motivi di estetica e leggibilità  , c'è chi lo stacca di più o di meno, o lo sposta sul verde, o chi mette il bordo azzurro; disordine questo, sanato solo successivamente da una circolare del Cavour nel 1851 con qualche strascico polemico. Dalla rappresentazione sui timbri, nella bandiera di Avenza lo scudo di Savoia è leggermente staccato verso il centro, motivo in più per ritenerlo privo di bordo in quanto, in caso contrario, secondo il Regolamento della Guardia Nazionale avrebbe dovuto toccare i colori laterali. Tratto dal libro "La Marina di Avenza tra Vele e Bandiere" di Pietro Di Pierro
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3726 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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E' notorio che la solennita' di San Marco, che ad Avenza si accompagna alla fiera piu' frequentata del comune,affonda le sue radici nell'antichita': sono state molte, in effetti , le festivita' pagane propiziatorie recepite dalla cristianita' e la grande festa di primavera del 25 Aprile e' certo tra quelle. Era la solennita' lunense per eccellenza, tant'e' vero che i vescovi, quando dopo il 1204 dovettero abbandonare Luni per Sarzana, tornavano in processione nella citta' morta ogni anno, proprio il giorno di San Marco, per mantenere il legame con lei e le sue tradizioni,sperando in una sua rinascita. Il culto dell'evangelista e' comune nelle regioni legate all'impero bizantino. Il vescovo Enrico da Fucecchio,ricevuta l'investitura nel 1273, scelse per l'entrata nella diocesi "apud Urbem Veterem" il 25 aprile, che volle celebrare secondo le tradizioni. Alcune fonti,sebbene tarde, parlano anche deel'esistenza di una chiesa in Luni dedicata al Santo. Il borgo di Avenza, legato da secoli alla citta' e alla sua pieve , ne eredito' parte del patrimonio spirituale: il titolare della chiesa e' San Pietro come lo era della basilica lunense fuori le mura, San Marco e' protettore del paese. Le statue marmoree dei due santi, capolavori cinquecenteschi, campeggiano ai lati dell'altare maggiore. lo stamma vescovile con la mezzaluna e' sempre sulla facciata della chiesa. La solennita' di San Marco, ereditata da Luni da tempo immemorabile, e' sempre stata la festa di primavera di maggio successo, basta dire che dal presidio di fortezza veniva distaccata una pattuglia alla fiera per motivi di ordine pubblico (dai ruoli fine 1700). Con l'unita d'Italia le norme sulle fiere e mercati portano ad una ufficializzazione dopo il 1870, come fiera di bestiame. La vendita di maiali e' durata fino agli anni ottanta del XX secolo, soppressa per una epidemia di afta; sopravvive quella del pollame. L'attuale coincidenza della solennita' religiosa con quella della Liberazione non ha fatto altro che rafforzare le tradizioni fondendo l'antico con moderno. Con circa 300 banchi e' la piu' estesa fiera del comune di Carrara, nonche' la piu' frequentata, per la felice stagione. Tipico dessert di San Marco, la torta di riso all'avenzina. ....., dal 1926 gli avenzini il santo protettore l'hanno messo anche nel pallone: forza San Marco>>>>>>> Pietro Di Pierro
Venerdì 03 Giugno 2011 | 7896 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Personalità  di Avenza
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Nato ad Avenza il 13 maggio 1899, ucciso a Bosco di Corniglio (Parma) il 17 ottobre 1944, laureato in Economia e Commercio, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Negli anni della giovinezza aveva militato nel Partito repubblicano. Nel 1926, quando s'instaurò la dittatura fascista, Menconi decise di lasciare i repubblicani, per continuare nelle file del Partito comunista la lotta contro il fascismo. Espatriato in Francia, Gino Menconi fu mandato per due anni alla "Scuola leninista" di Mosca. Tornato a Parigi, vi rimase giusto il tempo di entrare a far parte dell'apparato clandestino comunista, che lo destinò al lavoro d'organizzazione in Italia. Menconi, arrivato clandestinamente a Napoli, si mise subito ad organizzare la diffusione di fogli illegali come L'Operaio Bolscevico, La Scintilla, Falce e Martello. Finito nelle mani della polizia con un gruppo di altri comunisti napoletani e deferito, era il 1931, al Tribunale speciale, il dirigente comunista fu condannato a diciassette anni di carcere. Ne uscì, per amnistia, sei anni dopo, ma fu subito confinato nell'isola di Ponza che lasciò soltanto dopo due anni, per essere posto in libertà  vigilata. Nel 1940, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nuovo arresto per Gino Menconi e nuovo internamento a Ventotene. Nell'agosto del 1943, con la caduta del fascismo, Menconi riacquista la libertà  e riprende l'azione politica. Al momento dell'armistizio, il dirigente comunista si trova a Firenze. Vi organizza subito la lotta armata contro i nazifascisti e passa poi nel Parmense dove, nell'agosto del 1944, con il nome di "Renzi", diventa comandante della "Piazza" di Parma. Il 14 ottobre "Renzi" si reca a Bosco di Corniglio per una riunione di comandanti partigiani. Il 17, il gruppo è sorpreso, in seguito a delazione, da un reparto di SS germaniche. Menconi non riesce a mettersi in salvo. Spara sino all'ultima cartuccia poi, già  gravemente ferito, lancia la sua arma contro i nazisti. I tedeschi lo catturano, lo adagiano su una branda che si trovava nel locale della riunione, ma non lo fanno per curarlo: legano al letto il ferito, lo irrorano di benzina e lo fanno morire tra le fiamme.
Mercoledì 12 Ottobre 2011 | 4480 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Personalità  di Avenza
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GIOVAN PIETRO (Giampietro) d'Avenza (da Lucca). - Nacque verso la fine del XIV o al principio del XV secolo ad Avenza, presso Carrara; è citato nei documenti anche come Giovan Pietro da Lucca. Il cognome Vitali, con cui è indicato da alcuni studiosi moderni, è frutto di un'errata lettura del patronimico nel testamento, "Iohannes Pierus quondam Pieri Vitalis de Massa", che può essere interpretato tanto come "di Piero di Vitale", quanto come "di Piero Vitale", meglio che come "di Pietro Vitali".
G. fu allievo di Vittorino da Feltre, alla cui scuola apprese il latino e il greco; F. Prendilacqua lo ricorda nella biografia del maestro con accenti lusinghieri: "summi ingenii, quo nemo rectius aut nostram aut Atticam tenuit elegantiam, diligentissimus latinitatis" (p. 95). Fu pure tra i discepoli di Guarino Veronese. Il Sabbadini lo identifica nello "Iampetrus", menzionato tra gli allievi del Veronese nella monodia in memoria di Manuele Crisolora composta dall'umanista triestino Raffaele Zovenzoni, anch'egli allievo di Guarino. Con maggiore certezza è lui il "Johannes Petrus Lucensis" ricordato tra i seguaci di Guarino nella Laudatio funebre composta da Ludovico Carbone; lo stesso Guarino compose un epitaffio nella sua morte (l'indicazione accanto al nome, "Zampetrus", della patria d'origine, Lucca, rende l'identità  sicura), nel quale lo ricorda per la conoscenza delle due lingue classiche.
Nel 1445 G. era a Verona, dove si trattenne fino al 1450 o forse fino al giugno 1451. Di un insegnamento nelle scuole pubbliche di Brescia, dove sarebbe stato suo allievo Bartolomeo Uranio, notizia G. Liruti, ma non è confermato da alcuna fonte. Ben documentata è invece tale attività  a Venezia negli anni tra il 1451 e il 1456.
Il 7 luglio 1446 il Maggior Consiglio della Repubblica di Venezia aveva deliberato l'assunzione di un maestro per istruire in grammatica e retorica i giovinetti che servivano nelle riunioni e nelle votazioni e l'altro personale della Cancelleria veneziana che lo desiderasse. Il 13 dic. 1450 fu nominato G., che successe a Filippo di Federighino da Rimini. A causa di un'infermità  (la salute malferma lo afflisse per tutta la vita), G. non potè tuttavia prendere servizio subito: fu sostituito per un semestre da Francesco Diana e cominciò le lezioni solo nel settembre 1451. Rimase in carica fino al 1456, con lo stipendio di 100 ducati d'oro.
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Martedì 18 Ottobre 2011 | 5109 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Personalità  di Avenza
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Alto prelato del 500, originario di Avenza. Giovanni di Galeazzo De Rossi iniziò la sua carriera ecclesiastica ad Ameglia di Romagna e, per le sue capacità riconosciute, fu chiamato a Roma dove dapprima fu cappellano della Cancelleria Apostolica, tra il 1539 e il 1543. In seguito, nel 1546, fu tesoriere della Dataria di Paolo III e, infine, dal 1550, tesoriere apostolico. Morto nel 1556 fu sepolto nella chiesa romana in Santa Maria sopra Minerva. Ha una strada dedica in Avenza (anticamente detta strada postale per Massa).
Scheda sintetica P. Di Pierro
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Martedì 18 Ottobre 2011 | 4244 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Personalità  di Avenza
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Guglielmo Borghetti (Avenza, 25 marzo 1954) è un vescovo cattolico italiano.
Biografia Dopo aver frequentato il liceo classico "Emanuele Repetti" di Carrara, ha conseguito la laurea in Filosofia, presso l'Università di Pisa, il Baccalaureato in Psicologia presso l'UPS. In seguito, è entrato in seminario, completando gli studi di teologia. La sua vocazione è nata e cresciuta nella parrocchia di San Pietro di Avenza, durante gli anni in cui parroco era mons. Cesare Gentili; è stato quindi ordinato sacerdote nella Cattedrale di Massa il 17 ottobre 1982 da Aldo Forzoni, vescovo di Massa, ed è quindi stato incardinato nella stessa diocesi. Nel suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: è stato vicerettore e poi rettore del seminario diocesano; parroco della basilica cattedrale di Massa; dal 1993, direttore spirituale del seminario diocesano e contemporaneamente direttore dell'Ufficio diocesano per le Vocazioni; dal 1993 al 1996, vicario episcopale per la pastorale; dal 1997, parroco in Santa Maria della Rosa in Montignoso; dal 1999, preside dello Studio Teologico Interdiocesano "Monsignor Enrico Bartoletti" di Camaiore. Nel 2002 ha fondato, con il sostegno e l'autorizzazione dei vescovi dello Studio Teologico, l'Istituto Studi e Ricerche di Pastoral Counseling. L'istituto, oltre che fornire il servizio di consulenza alla vita consacrata, possiede anche una scuola triennale di formazione in Pastoral Counseling per operatori pastorali ed ha la sua sede legale ed operativa a Camaiore. È stato assistente spirituale dei medici cattolici della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, canonico della basilica cattedrale di Massa ed autore di vari articoli riviste cattoliche. Collabora inoltre come docente di "psicologia della personalità " con la scuola "Edith Stein" di Savona che ha come scopo istituzionale la formazione di educatori di comunità ecclesiali. Nel 2005 è stato nominato cappellano di Sua Santità ed il 13 giugno 2009 ha ricevuto l'investitura quale cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. A partire da tale data ha svolto il ruolo di assistente spirituale della delegazione di Massa Carrara-Pontremoli. Conseguentemente alla nomina a vescovo è stato elevato al rango di Grande Ufficiale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il 25 giugno 2010 papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 15 settembre 2010 nella basilica cattedrale di Massa con l'imposizione delle mani da parte del suo predecessore, Mario Meini, ora vescovo di Fiesole, co-consacranti i vescovi Giovanni Santucci e Eugenio Binini; il 26 settembre ha preso possesso della diocesi. Dal 19 novembre 2012 al 10 agosto 2013 è stato chiamato a ricoprire anche l'ufficio di amministratore apostolico della diocesi di Grosseto.
Opere Guglielmo Borghetti, Educare. Per una pienezza di vita, Edizioni Chiesa Mondo, 2012.
Venerdì 10 Giugno 2011 | 4676 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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GIUSEPPE MAZZINI INCONTRA I CARBONARI DI L'AVENZA E FONDA LA "GIOVINE ITALIA" Verso la fine del 1830 accadde a L'Avenza un evento straordinario. Dopo le impiccagioni del '22 l'organizzazione Carbonara era diventata segretissima, tant'è che i seguaci del tirannico Duca nulla poterono contro i nostri. Fu così che attraverso le informazioni della Carboneria gli associati di l'Avenza ricevettero un giovane avvocato genovese. Aveva 25 anni e si chiamava Giuseppe Mazzini. Egli comprese subito che le informazioni avute erano esatte circa l'efficienza e la serietàdella locale Carboneria ed espose subito agli attenti patrioti apuani il suo piano di trasformazione della Carboneria nella associazione la "Giovine Italia" che doveva preparare l'insurrezione generale contro i tiranni per raggiungere l'unitàd'Italia. Ottenne un immediato entusiastico assenso ed allora espose i dettagli del suo meticoloso piano associativo. "La Giovine Italia è repubblicana perché tutti gli uomini della nazione sono chiamati per la legge di Dio ad essere liberi, uguali e fratelli. Perché repubblicane sono le nostre grandi memorie da Roma alle repubbliche marinare. La Giovine Italia è unitaria perché il federalismo la condannerebbe all'impotenza e la porrebbe sotto l'influenza straniera e riprodurrebbe situazioni medioevali tra i diversi stati federali. La Giovine Italia è basata sulla educazione del popolo rispettoso di Dio consapevole che organizzeràuna guerra per bande appena scoppiata l'insurrezione. I colori della Giovine Italia saranno il bianco, il rosso e il verde, la bandiera della Nazione del popolo italiano, dal Varo al Quarnaro, dall'Alpe alla Sicilia. "Ed ora giuriamo nel nome di Dio e dell'Italia. Nel nome di tutti i martiri della santa causa italiana, caduti sotto i colpi della tirannide." "Per i doveri che legano alla terra ove Dio m'ha posto... per l'amore innato in ogni uomo, ai luoghi ove nacque mia madre e dove vivranno i miei figli... per l'odio, innato in ogni uomo al male, all'ingiustizia, all'usurpazione, all'arbitrio... per il rossore che io sento in faccia ai cittadini dell'altre nazioni, del non avere nome né diritti di cittadino, né bandiera di nazione, né patria....per la memoria dell'antica potenza.... per le lacrime delle madri italiane ... per i figli morti sul palco , nelle prigioni, in esilio .... "Io....convinto che dove Dio ha voluto fosse nazione il popolo e depositario delle forze necessarie a crearla.... dò il mio nome alla Giovine Italia e giuro di consacrarmi tutto e per sempre all'Italia, nazione una indipendente, libera e repubblicana, di uniformarmi alle istruzioni dei fratelli e di conservarne, anche a prezzo della vita, i segreti."Ora e sempre! Così giuro, invocando sulla mia testa l'ira di Dio, l'abominio degli uomini e l'infamia dello spergiuro, s'io tradissi in parte il mio giuramento."I carbonari di L'Avenza che giàsi erano bene organizzati, dopo l'affiliazione nella Giovine Italia, infiammati ancor più da Giuseppe Mazzini divennero in gran segreto un piccolo esercito pronto all'azione al momento decisivo che si avvertiva prossimo. Mazzini fu entusiasta di loro e negli anni soleva ricordarli a mo' di esempio. Dopo l'incontro di L'Avenza Mazzini dovette riparare dapprima a Marsiglia, poi in Svizzera ed infine a Londra.Benché in esilio e con gli scarsi mezzi di comunicazione di allora era il 1831 - giorno dopo giorno, ora dopo ora dedicò tutta la sua vita ad incitare tutti gli italiani all'unitàdella Nazione. Il suo grande merito fu quello di aver presentato all'Europa e al mondo il problema Italia che fino a quel momento era considerata terra di conquista, terra dei morti. Frattanto era salito al trono dello Stato Sardo Carlo Alberto e Mazzini gli indirizzò dall'esilio un messaggio incitandolo a lottare per l'unitàd'Italia. Non ebbe risposta ed allora - era il 1832 - diffuse la Giovine Italia, l'associazione che infiammò tutta la gioventù patriottica d'Italia con quei principi che giàdue anni prima avevano esposto ai carbonari di L'Avenza. Trascorsero gli anni '30 con le notizie delle rivolte francesi, ora contro i Borboni ora contro gli Orléans, mentre l'opinione pubblica era sbalordita dalle conquiste della scienza e della tecnologia. Il motore a vapore aprì insperati orizzonti al progresso. Tuttavia al progresso tecnico non corrispondeva un progresso politico perché perdurava un assetto retrivo e reazionario mentre i popoli chiedevano le costituzioni democratiche. Mazzini fu condannato a morte in contumacia nel '34 dal governo piemontese, ma questo verdetto non preoccupò più di tanto i patrioti. avenzini che seguitarono a sperare nel monarca sabaudo. Anche gli anni '40 si susseguirono in una continua agitazione nella speranza dell'unitàd'Italia, ma nel '44 i borbonici fucilarono presso Cosenza i due fratelli Bandiera con sei loro compagni della loro azzardata ed impreparata impresa insurrezionale. Il 23 gennaio del 1846 il tirannico Francesco IV morì e gli successe il figlio Francesco V, crudele quanto il padre. Ma i tempi erano maturi. Si avvicinava il 1848! Tratto da L'AVENZA di Aldo Cecchini
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3621 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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