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Cultura/Ristori
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PLAZA - EL REY Viale XX Settembre 199 - 54033 Carrara (MS) tel: 0585 51554 OSTERIA DA GLORIA Via Covetta 92 - 54033 Carrara (MS) tel: 0585 53876 OSTERIA DEL MURAGLIONE V. Fivizzano 13 - 54033 Carrara (MS) cell: 328 6759569 RISTORANTE INTERNO 23 DI BONOLI MAXMILIAM Via Fivizzano 23 - 54033 Carrara (MS) tel: 0585 857681 PIZZERIA LA TORRE srl Piazza Finelli 2 - 54033 Avenza (MS) tel: 0585 859601 RISTORANTE BUBA DI GIUNTONI VALENTINA Viale XX Settembre 197 - 54033 Carrara (MS) tel: 0585 55339  
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3657 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Indubbiamente, di lui potremmo dire che è un venditore di scarpe che fa ballare la gente? Ma non solo attraverso la vendita delle proprie calzature! Mirko Verona, commerciante (da tre generazioni) con la passione per il Musical, si è diplomato alla Scuola per Organizzatori Teatrali del Piccolo Teatro di Milano. Fin da piccolo racconta Mirko - mia madre mi faceva vedere alla Tv i film musicali americani. Ricordo BULLI & PUPE e LE FOLLIE DI ZIEGFIELD: ma la vera passione per gli spettacoli musicali è nata in seguito ad un viaggio a Londra. Mi capitò di assistere al musical GREASE e fu colpo di fulmine!. Motivo di orgoglio per Mirko Verona è l'aver portato a Carrara in qualità  di regista gli spettacoli GREASE, 7 SPOSE per 7 Fratelli e per ultimo la MAGICA NOTTE DEI MUSICALS. Tutti interamente suonati e cantati dal vivo. Mi definisco un cacciatore di musicals continua Verona - Appena posso uso le mie poche ferie per andare alla ricerca di nuovi spettacoli. Mi muovo tra Londra, Amsterdam, Vienna e Amburgo e ricordo che proprio durante uno degli ultimi viaggi, mi sono sparato 8 spettacoli in 5 giorni! Musicals anche a colazione! Ambizioni? Certamente: riuscire a mettere in scena uno spettacolo senza limitazioni di budget, con il quale ottenere un tutto esaurito! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4081 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Domenico Nico Nicolini è un avenzino D.O.C.! Numero uno nella sfera della cucina di qualità, apprese i primi rudimenti dellìarte culinaria tra le pareti domestiche, aiutando la madre nella preparazione del pranzo o della cena. Lìestro che lo spingeva a migliorare quando un primo, quando un dolce, lo invitò a frequentare scuole specifiche. Eccolo, infatti, tra i banchi dell'Istituto G. Minuto di Marina di Massa, scuola alberghiera frequentata da studenti provenienti da tutta la Toscana. Da lì, il passo che lo portò a contatto con i più grandi chef nazionali fu breve. Iniziò a collaborare con Paracucchi quando aveva appena 15 anni, e allora, l'attuale Locanda dell'Angelo, rientrava tra i primi dieci ristoranti italiani riportati dalle guide specializzate. Successivamente, entrò nelle fila dell'Hotel Byron di Forte dei Marmi, dove venne investito della mansione di chef capopartita. Ma le soddisfazioni non erano finite. Di lì a poco, venne nominato chef di consulenza per la notissima Bussola di Focette, per poi tornare all'istituto alberghiero G. Minuto, non più tra i banchi di scuola, ma in veste di Chef di cucina. Durante quest'ascesa fu presente anche a molti avvenimenti: coordinato dal presidente degli chef Paolo Caldana, partecipò al summit veneziano che vedeva presenti i sette Paesi più industrializzati del mondo; inaugurò i Mondiali italiani nel 1990, a Milano; e, recentemente, curò il raduno Ferrari presso le nostre cave, oltre a quello delle Harley Davidson, da poco conclusosi presso il centro Carrarafiere. Chiediamo a Domenico di dirci qualcosa relativamente al tempo libero. Ne ho pochissimo  risponde: ma quel poco che ho lo investo sulla mia famiglia e sulle donne!. Hai qualche passione sportiva? Sono tifoso (anche se non un Ultrà) della Juve, oltre che della Carrarese dove ho militato nelle giovanili; molti i bei ricordi che mi legano al calcio, tra cui l'amicizia con un altro avenzino, Emiliano Mosti, idolo della curva nord nel derby vinto contro lo Spezia parecchi anni fa! Qualche sogno nel cassetto? Trovare una ragazza che mi sopporti e avere un'esperienza televisiva; la prima cosa è quella importante, la seconda, solo un capriccio. Quali ritieni essere i migliori ristoranti della zona? Non vorrei fare pubblicità , e risponderò secondo miei personali giudizi: credo che il migliore sia La Magnolia di Forte dei Marmi, dove fa consulenza il mio maestro ed amico Rolando Paganini. Per restare, però, più vicini, trovo che ci sia un ottimo rapporto qualità  prezzo alla Petite Cousine di Carrara. Conclude, Domenico, con un ringraziamento ai tre professionisti che maggiormente lo hanno aiutato nella sua formazione: i già citati Paganini e Caldana, oltre a Remo Maffei. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4845 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Massimo Dazzi, classe 1969, è sicuramente un volto molto noto della nostra città . Istruttore di body building presso la palestra "Master Club", è conosciuto ai più con il soprannome di "Maìno". "E' un nomignolo nato ai tempi delle elementari" - ci spiega Massimo, non ricordandone precisamente le origini; ma, da allora, quel modo di chiamarlo lo accompagna come una carta d'identità . Oltre all'attività di insegnante in palestra, sbarca il lunario nel ruolo di buttafuori, lavorando nella quasi totalità dei locali della nostra zona. "Dal Duplè alle serate della September fest, far parte del servizio d'ordine non è mai divertente, e quasi ogni sera tocca muovere le mani!", racconta ripensando alla volta in cui vide spuntar fuori un coltello a distanza ravvicinata. L'attività sportiva di Massimo Dazzi, ha avuto un riscontro regionale partecipando a esibizioni di body building nel territorio toscano, oltre ad un'apparizione presso il nostro Palazzetto dello Sport, in concomitanza con i campionati di Full Contact. Veterano della pesistica, gli domandiamo un parere sulla realtà degli anabolizzanti: "E' un problema legato all'individuo, non certo alle palestre. Chi ricorre al doping, e ha l'abitudine a far uso di farmaci, lo fa indipendentemente da quale struttura egli frequenti". Grande (e grosso) amante dei viaggi, ha visitato tutta l'Europa, prima di sbarcare in Indonesia, Egitto, Cuba e Messico. Ma se gli si domanda dove desidererebbe vivere, non ha dubbi: in Brasile. Infatti, dopo un breve viaggio che si concede di solito nel mese di novembre, ogni anno non manca di presenziare al Carnevale di Rio. "Sarà  il clima, sarà  il samba che scorre nel sangue, ma la gente brasiliana sa godersi la vita, distante anni luce dai nostri ritmi forsennati". Palestra, viaggi, samba e passione per la Juventus: di certo, Massimo Dazzi è uno che ha saputo come trarre il meglio dalla propria vita. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3469 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Nato nel 1939, Giancarlo Bianchi è uno di quei personaggi che ha partecipato alla storia di Avenza, operando in qualità  di barbiere fin dal lontano 27 giugno del 1951.Ancora ragazzino, iniziò l'attività raccogliendo la simbolica eredità del nonno (già  barbiere in quel di Bonascola) dando le prime sforbiciate nella bottega avenzina di Giuseppe Guerra (detto "Gratton" per la sua mano non troppo delicata nel fare la barba). Il negozio si trovava dove ora è situato il bar gelateria "da Enzo", e lì Giancarlo operò fino al settembre del '59. Compiuti i vent'anni, rilevò l'esercizio di Edmondo Giromella, collocato in via Turati e tra gli apprendisti ricorda Alberto, ora a sua volta parrucchiere nel noto negozio nei pressi delle Poste. Capitolo importante nell'attività di Giancarlo Bianchi, venne scritto nel '66, con l'apertura di un vero e proprio negozio di parrucchiere da uomo, predecessore dei moderni saloni alla moda. Assieme al socio Franco Micheloni, si collocò in via Giovan Pietro, a pochi passi da dove oggi c'è la Cassa di Risparmio di Carrara e lì rimase fino al '71, dove trovò definitiva sistemazione (se non consideriamo un cambio di fondo che nel '91 lo ha spostato di qualche decina di metri) in via Toniolo. Direttore tecnico dell'ANAM (Accademia Nazionale Acconciatori Maschili) per oltre vent'anni, è stato vincitore di numerose gare e concorsi e fu il primo parrucchiere per uomo ad adottare l'idea del lavoro su appuntamento anche nei giorni feriali. Dal '91, assieme al figlio Moreno (attuale titolare del negozio, nonchè tifosissimo viola, a differenza del padre juventino), porta avanti quel mestiere che è così cambiato dal giorno in cui lo aveva intrapreso. Racconta infatti, come negli anni '50, il barbiere era considerato poco più di un manovale, distante anni luce dal concetto di artista di moda, qual è oggi. Resta, però, immutato il rapporto con la gente, della quale si diventa confidente e confessore, esperto di questioni di vita e di sport; perchè nel lavoro di parrucchiere, a contatto con clienti di vario tipo, se ne sentono davvero di tutti i colori! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4272 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Umberto Dazzi, ad Avenza, potrebbe sembrare un nome come tanti. Ma di Umbè d'l'Avenza, detto anche Ngalopide, ce nè uno solo. Classe 1967, Umberto è il vincitore della gara di soprannomi indetta dal portale www.avenza.it, piazzando il proprio pseudonimo al primo posto, con una manciata di preferenze in più rispetto al secondo classificato. Lavoro nell'ambiente del marmo ci spiega Umbè, ma scambiando quattro chiacchiere informali al Caffè Lavenza (di cui è quotidiano frequentatore), emergono caratteristiche che lo rendono personaggio a pieno merito. Fin da ragazzino, ultimata la scuola, ha sempre dimostrato una particolare inclinazione verso tutto ciò che è arte creativa, con specifica predilezione verso la pittura a olio e la scultura, tanto da creare (diversi anni fa) un laboratorio-studio nella Piazzetta delle Erbe, cuore e simbolo della Carrara storica. Ed è proprio nel suo studio, attraverso la collaborazione con artisti e studenti dell'Accademia, provenienti da ogni zona della Toscana, che nasce il soprannome Umbè d'Avenza, come identificativo del luogo di provenienza del nostro artista. Un po' come Leonardo da Vinci scherza con intelligente ironia Umberto, dimostrando una modestia che valorizza ancor di più il risultato della propria passione. Oltre alla pittura e alla scultura, Umbè d'Avenza ama trascorrere il proprio tempo libero assieme ad un buon libro, preferendo classici o manuali; mentre non ha nulla da spartire con il calcio, verso il quale nutre una sincera repulsione (si stupisce, infatti, di come il quotidiano più letto in Italia sia proprio la Gazzetta!). Umbè d'Avenza, insomma, è uno dei nostri; una persona positiva che ha le radici nella terra della quale va fiero, proprio come del soprannome, con cui è diventato di diritto il Personaggio del Mese di Agosto. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3561 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Nel cuore del centro storico di Avenza, a pochi passi dalla Torre di Castruccio, vive uno dei più antichi forni della nostra città , il forno Vatteroni, da tutti conosciuto come da Danilo.Danilo Vatteroni era una di quelle persone dal carattere deciso, formatosi attraverso il lavoro duro, conosciuto fin dai primi anni di età ; classe 1910, Danilo, ben presto si ritrovò a dover percorrere il tratto Avenza-Forte dei Marmi a piedi, o in bicicletta (quando andava bene!), per mettersi al servizio dei ricchi bagnanti che già allora affollavano le coste versiliesi. In seguito, l'amore per la città  di Avenza lo portò ad affiancare l'attività  del padre nel portare avanti un forno collocato nei pressi dell'attuale Centrale. Da quel negozio, arrivò a sfidare (da buon bersagliere, forgiatosi nella Campagna di Russia) il coprifuoco nazista, continuando a sfornare pane, incurante dei divieti del Regime e diventando un punto di riferimento per quella popolazione che conosceva gli stenti della fame. Restò alla Centrale fino al 1956, quando, per questioni burocratiche, venne fatto spostare all'attuale sede. Ora il negozio è portato avanti dai figli di Danilo, ossia Franco (Sampdoriano D.O.C.) e la Marida (come la chiamano qui ad Avenza, con quell'articolo necessario a conferire familiarità  al nome), con l'aiuto del marito Giuliano e la figlia Elisabetta. Ma ricordano con piacere la storia della propria attività , e la festa inaugurale che si fece il giorno di San Marco del 56, quando vennero preparate centinaia di torte, fatte fuori dalla folla in un battibaleno! Al di là  dei ricordi, alcuni dolci, altri malinconici, la vita di chi opera attorno ad un forno è fatta di ritmi controcorrente; basti pensare che Franco inizia la sua giornata all'una e mezza di notte, per preparare le prime infornate. Di certo è un lavoro duro spiegano ma la nostra è come una missione, e lo sforzo che facciamo è ripagato dalla fedeltà  della gente, che continua a sceglierci da tanti anni. Sapere che il nostro pane è sulla tavola di tante persone... è un po come sedere a tavola con loro!. Continua così il nostro viaggio alla ricerca di quell'Avenza che fonda le proprie radici nel passato, proprio come il forno dei signori Vatteroni. Un mondo dai sapori rassicuranti e intensi, come una ciambella croccante, appena sfornata. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3325 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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La domenica mattina, chiunque si trovi a passeggio lungo viale XX settembre ad Avenza, può notare un viavai di persone, tutte con in mano un pacchetto marrone: ecco il ricco industriale che sale sulla sua fuoriserie e appoggia l'acquisto sul sedile del guidatore; il ragazzino in bici lo colloca nel portapacchi, così come la bella signora, lo fa dondolare tra le dita laccate di smalto, come fosse una borsetta. Ma cos'hanno in comune queste figure, così diverse tra loro? Semplice: sono appena state alla Pasticceria San Marco! Il 3 dicembre del 1966, Cesare Cucurnia, titolare dell'esercizio, decise di dare una svolta alla propria carriera, aprendo il negozio, dopo aver maturato esperienza presso "Caflish", a Carrara. Probabilmente, allora, non avrebbe mai pensato di diventare un punto di riferimento per la colazione di molti carrarini, che prima di raggiungere il luogo di lavoro, si fermano per una sosta obbligata davanti alle famose paste appena sfornate, o ai croccanti salati. "Eravamo in due" - ricorda Cesare Cucurnia, ripensando agli inizi. Poi, quello che sarebbe dovuto diventare suo socio, per ragioni familiari, si tirò indietro, e a Cesare non restò altro da fare che proseguire da solo l'avventura. La "bottega", come la chiama confidenzialmente Cucurnia, avrebbe potuto chiamarsi "Pasticceria Cesare", in quanto era il nome sia suo che del suo "compare". Fu scelto, invece, "San Marco", in onore del patrono della città . Con l'impagabile appoggio morale e materiale della signora Lucetta (o Lucia, come è nota a molti), la pasticceria ha mosso così i primi passi nella realtà d'Avenza, con la preparazione dei primi banchetti, e feste private; per poi proseguire, come sappiamo tutti, con battesimi, comunioni, matrimoni e ogni tipo di celebrazione in cui si desidera festeggiare con prodotti di sicura qualità . Poco dopo le 5 del mattino, il personale della pasticceria (un totale di dieci persone) è già all'opera, pronto per sfornare i propri capolavori quotidiani a quei clienti che varcano l'ingresso fin dalle prime luci dell'alba, con la soddisfazione di chi sa come affrontare la giornata con qualcosa di buono. Oggi, che "la" San Marco è un punto di riferimento topografico per Avenza (Dove abiti? Vicino alla San Marco...), l'avventura è proseguita con l'apertura dell'omonima gelateria, curata da Roberto Cucurnia, che assieme al fratello Gianni (operante nel laboratorio), ha già ottenuto importanti riconoscimenti. Così, per concludere, esprimiamo gratitudine per tutti i peccati di gola che Cesare Cucurnia, con il proprio operato, ci ha concesso nel tempo; e contemporaneamente manifestiamo solidarietà  verso tutti coloro che soffrono "l'astinenza del mercoledì", giorno in cui la rinomata pasticceria gode del riposo settimanale. Ma si sappia: la delusione nel trovare il negozio chiuso è una delle principali cause di malumore nella nostra città ... di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3816 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Veraldo Bianchi, conosciuto da tutti come Verà, è rimasto uno dei pochi veri artigiani della nostra zona.Il suo negozio racconta storie di vita lunghe ottant'anni, durante i quali Verò è sceso da Carrara  o più precisamente dallo Stabbio per mettere le radici in quel di Avenza. La sua bottega di calzolaio, sita a pochi passi dalla zona Centrale, è aperta sempre. E dicendo sempre, intendiamo assolutamente sempre! Gli yuppies degli anni ottanta sbandieravano conoscenze di marketing sostenendo che l'orario continuato, assieme alla non-chiusura degli esercizi nei giorni festivi, fosse la chiave risolutrice dei problemi del commercio. Veraldo Bianchi, classe 1923, arrivò a questa soluzione fin dai primi anni Sessanta, quando aprì il fondo in via Giovanni Bosco senza chiuderlo più! Infatti, di buon'ora, lo si può trovare dietro al bancone mentre litiga con un paio di stivali a punta, solo perchè non sono più fatti come quelli di una volta! A mezzogiorno in punto, stacca per il pranzo, ma dopo circa un'ora è di nuovo al suo posto, alla guida della macchina da cucire. Con una puntualità maniacale. Si sa, tutti gli orologi del mondo si basano sull'ora dettata dal meridiano di Greenwich. Ma quali riferimenti prende, l'ora di Greenwich, per essere impeccabile? Sicuramente osserva l'apertura e chiusura della saracinesca di Verà, affidabile tanto quanto un cronografo digitale di ultima generazione! Iniziò l'attività  giovanissimo, rubando il mestiere ad un calzolaio che abitava vicino alla casa della sua famiglia. Abituato ad aiutare il padre in piccoli lavori manuali, non trovò difficoltà ad apprendere i rudimenti del lavoro artigianale attorno a pelli e cuoiami del vicino di casa, afferrando così i segreti di quel lavoro. Segreti che diventarono presto suoi, lavorando nell'officina di Billi (azienda avenzina che dava lavoro a buona parte del paese) e passando per la Germania, dove si specializzò nell'arte di tagliatore. Nel 1965, si trasferì nell'attuale fondo-ufficio-bottega, e adesso ricorda con malinconia i tempi in cui si stava meglio, anche se si stava peggio; tempi in cui il boom economico degli anni Sessanta non invogliava a riparare le scarpe, che venivano gettate via al termine della stagione di utilizzo. Ora, Verà, vive i suoi ottant'anni con ruspante energia: estate, inverno, sole o pioggia, non abbandona il fedele motorino che non manca di lanciare a manetta, ma specifica  solo quando la strada è libera! Passando di fronte al negozio, non è difficile trovarlo coinvolto in accese discussioni, soprattutto se si sfora in argomenti dal sapore politico. Verà, insomma, è un simbolo di quell'Avenza che viene dal passato; quasi una figura senza tempo, perché è sempre stata lì, perchè sai che c'è. Un simbolo sanguigno e tenace del secolo che non c'è più, ma che resta aggrappato a noi nella testimonianza di gente come lui, che ha vissuto e costruito la vita di Avenza. Il suo è un personaggio che ha l'aroma rude del cuoio lavorato da mani sapienti, mani che stringiamo con affetto, augurando al loro possessore uno splendido, ottantesimo compleanno! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3734 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Ad Avenza Enzo significa gelato. Ed è così per diverse generazioni, da quando nel 1967 il signor Enzo Bachechi, proveniente da Altopascio, aprì il negozio in via Giovan Pietro per regalare alla nostra città un gelato di qualità  riconosciuta a livello nazionale. Ascoltando i pareri di chi negli anni Sessanta era ancora un ragazzino, in molti ricordano Enzo arrancare sui pedali del suo carrettino dei gelati: partiva da Avenza, dopo aver fatto il pieno di gelato, per poi dirigersi alla volta di Sant'Antonio, dove veniva atteso ai lati della strada come un ciclista al Giro d'Italia, e come tale, accolto dagli applausi per il prezioso contenuto che recava con sè. Continuava il giro, attorno a Nazzano e riscendeva per via Provinciale, giungendo nei pressi del passaggio a livello senza più neanche un grammo del suo dolce tanto atteso da mamme e bambini. Così, se accadeva che qualche bimbo restava all'asciutto, ecco che il giorno dopo percorreva il Giro in senso contrario, accontentando quelli che il giorno precedente erano rimasti delusi. Erano tempi duri, ma felici ricorda ora la signora Ottavia, parlando di quegli anni. In tutta la città esistevano solo tre gelaterie, e il gelato veniva considerato per lo più uno sfizio estivo. E' per questa ragione che a Enzo venne in mente di affrontare i rigori invernali con qualcosa che scaldasse la golosità  della gente d'inverno, tanto quanto d'state. Ecco, quindi, nascere l'idea di un negozio double-face, gelateria d'estate, pizzeria d'inverno. Romano e Roberto, che assieme alla signora Ottavia, ora gestiscono la rinomata gelateria avenzina, ci raccontano come oggi per fare un buon gelato ci si possa avvalere di corsi di preparazione, di dosatori, di misurini e macchinari all'avanguardia; tutte cose che Enzo aveva nel sangue e che traduceva in creme e sorbetti esclusivamente sfruttando l'estro e l'esperienza del vero artigiano, trasmessa così ai figli. Oggi, la gelateria da Enzo è un locale elegante dove si può sorseggiare un aperitivo in compagnia di amici, o sedersi all'aperto a fare quattro chiacchiere con gli amici; ma prevalentemente resterà  una meta e premio per tutti i bambini che vogliono commettere un soddisfacente peccato di gola, esattamente come avveniva al suono del campanello del carrettino dei gelati. E così che vogliamo ricordare Enzo, ed è così che lo immaginiamo anche ora: da lassù, osserva il suo locale con sguardo burbero, ma soddisfatto; e con il perenne toscano appeso al labbro, ci sorride, prima di distribuire agli angeli bambini, ordinatamente in fila, un pò del suo gelato di nuvola. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 6365 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione

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