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Storia/Storia di Avenza
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Durante la prima guerra d'indipendenza le città di Massa e di Carrara, cacciati gli estensi optano per l'unione al Granducato di Toscana, Avenza (e la sua Marina) invece, decidono l'unione al Regno di Sardegna. Si forma un governo provvisorio che, tra le varie competenze, si arroga anche quella di dare bandiera ai bastimenti che fanno capo alla "sezione di Avenza": si tratta del tricolore con stemma sabaudo adottato da Carlo Alberto, ma i governanti provvisori, per distinguerlo da quello con stemma granducale in uso a Massa e a Carrara, con un punto d'orgoglio lo denominano "Bandiera italiana d'Avenza". Non è stato possibile rintracciare l'atto ufficiale, ma che si tratti della nuova bandiera del Regno di Sardegna lo si deduce da una lettera di C. Triscomia in cui parla di "sabaudo vessillo" inalberato dagli avenzini inoltre, dal fatto che viene raffigurato sui timbri sventolante sulla fortezza, assunta a simbolo del Governo Provvisorio, infine va da sè che è sempre opportuno presentarsi ai porti mediterranei coperti da bandiera riconosciuta. Qualche dubbio rimane sul fatto se lo scudo abbia o no il bordo azzurro, si può presumere tuttavia che non Io abbia similmente alla maggior parte della marina mercantile sarda. C'è da dire, infatti, che al contrario di quello delle bandiere di terra, il decreto riguardante le bandiere marittime, non fa menzione del bordo azzurro anzi, le autorità competenti spediscono agli stati esteri disegni in cui non vi è; inoltreva detto che, in ogni caso lo scudo dovrebbe toccare il verde e il rosso lateralmente, ma per motivi di estetica e leggibilità , c'è chi lo stacca di più o di meno, o lo sposta sul verde, o chi mette il bordo azzurro; disordine questo, sanato solo successivamente da una circolare del Cavour nel 1851 con qualche strascico polemico. Dalla rappresentazione sui timbri, nella bandiera di Avenza lo scudo di Savoia è leggermente staccato verso il centro, motivo in più per ritenerlo privo di bordo in quanto, in caso contrario, secondo il Regolamento della Guardia Nazionale avrebbe dovuto toccare i colori laterali. Tratto dal libro "La Marina di Avenza tra Vele e Bandiere" di Pietro Di Pierro
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Storia/Storia di Avenza
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Arme: scudo gotico antico Blasonatura araldica: d'azzurro al crescente montante d'argento. Vale a dire: il campo dello scudo è azzurro con una mezzaluna (che nella terminologia araldica è sempre chiamata "crescente") con i comi rivolti verso l'alto (in araldica l'aggettivo "montante" descrive questa posizione). Il colore bianco e il "metallo" argento coincidono. (Lo stemma è ereditato dall'antica Luni alla quale Avenza era legata fino al 1204. si trova sulla facciata della chiesa parrocchiale di San Pietro. In antico era simbolo di Diana. I colori sono stati ricostruiti "al naturale" e secondo l'uso follone dagli enti pubblici moderni che si rapportano all'eredità storica di Luni). Decorazioni esterne: Lo scudo è accollato nel capo ad una fortezza al naturale mostrante due torrioni e inalberante sulla torretta centrale la bandiera italiana di Carlo Alberto. (La scelta della figura è data dal sigillo del "Governo provvisorio di Avenza" del 1848, quando Avenza si staccò da Carrara, dandosi in protettorato a Carlo Alberto rè di Sardegna, nelle vicende risorgimentali della prima guerra di indipendenza). Il tutto tra due tralci di ulivo e alloro decussati (incrociati) e legati con nastro tricolore. (I rami sono simbolo della cultura materiale della bassa Lunigiana) Al di sotto, su una lista bifida, la scritta latina AVENTIA con due sigilli rossi recanti le insegne dei santi protettori: le chiavi di San Pietro (titolare della chiesa madre) e il Icone di San Marco (patrono del paese). (il nome AVENTIA, dato al fiume oggi detto Carrione è la denominazione latina più antica,
sostituita nel medioevo con Lavenza. I Santi protettori sono stati ereditati dalla tradizione religiosa Lunense). Drappo del gonfalone: Bianco con una cornice così formata: un doppio nastro giallo-rosso con al centro una sequenza di rami di spino fiorito legati da fiocchi rossi. (La scelta è motivata, per il colore, dalla regola araldica di seguire per i drappo il colore della figura, per il disegno, dalla bandiera usata alla fine del XVII secolo dalle imbarcazioni avenzine, data da Alberico II, appunto, bianca con la cornice formata dai colori e dalla figura araldica malaspiniana ma con, al centro, lo stemma dei Cybo Malaspina) In definitiva il gonfalone scelto dalla Circoscrizione comunale n. 4 - AVENZA- è la sintesi di simboli che rappresentano e raccontano la storia di Avenza attraverso i secoli. Disegni e relazione di Pietro di Pierro per conto della Circoscrizione n°4- AVENZA
Venerdì 03 Giugno 2011 | 5215 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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Che ad Avenza funzionasse una marineria locale, si ha notizia fin dal medioevo, ma evidentemente seguì anch'essa le sorti del borgo che conobbe periodi di spopolamento e rinascita. Sotto i Cybo-Malaspina, la popolazione riprese le attività legate al mare, rilanciate quasi sicuramente anche dall'immigrazione di alcune famiglie genovesi dalla riviera di Sestri Levante e Lavagna.Nel XVIII sec, al tempo di Maria Teresa Cybo-Malaspina e sua figlia Maria Beatrice d'Este, si concessero parecchi brevetti di padrone di barca, 121 per la precisione, a marinai locali e di altre località .Fu anche tentata l'escavazione di una darsena fallita per il ritirarsi del mare: faceva parte di un progetto ciclopico di cui la darsena effettivamente scavata era solo la minore delle due ideate; le previsioni del progettista, Ing.Milet, comprendevano un'intera città, Nouvelle Carrare, con tanto di chiese di reggia, ma solo due casamenti (magazzino e corderia ai lati della darsena) furono realizzati. La localizzazione del complesso (oggi scomparso) è possibile confrontando, il catasto di Maria Beatrice all'attuale: il sito è compreso tra Via Nazario Sauro e Via Capitan Fiorillo tra Ruga Maggiani e il prolungamento ideale di Via Varsavia. L'incremento della spiaggia, portò le autorità estensi intorno al 1830 a spostare in avanti la posizione della batteria costiera costruita alla fine del 700 (praticamente dal sito del casamento Fabbricotti la loggia , a quello tra Via Genova e Via del Commercio, sempre sul lato levante dell'attuale piazza Gino Menconi). Ma tornando al tema della navigazione, osserviamo che ai primi dell'ottocento, una serie di vicissitudini (complici gli episodi bellici dell'epoca napoleonica) praticamente azzerarono le capacità marinare avenzine, tanto che nel 1841, quando Domenico fabbricotti dovette reclutare l'equipaggio della goletta S.Andrea, fu costretto a ricorrere a maestranze versiliesi, poichè in loco, coloro che erano capaci di manovrare velieri si contavano sulle dita di una mano. Ma questo episodio rappresenta l'inizio di un era per quello che era ormai un nuovo centro: la Marina di Avenza, che ai primi del Settecento consisteva in qualche magazzino, qualche capanna e la cappella di San Erasmo (protettore dei Naviganti), il tutto sparso su di una duna sabbiosa di recente formazione, ma che intorno al 1840, riprende nuovo vigore con assegnazioni di terreni e dal 1851, con la costruzione del pontile Walton e la quasi contemporanea formazione di una cospicua flottiglia di navicelli. Inizia in pratica la nuova storia di quella che verrà chiamata Marina di Carrara Tratto dal libro "La Marina di Avenza tra Vele e Bandiere" di Pietro Di Pierro
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Storia/Storia di Avenza
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Premessa E' certo che le prime notizie scritte di Avenza risalgono al 950 e diven- tano più precise dal 1180, quando il Vescovo di Luni concede la costruzione di un "burgus novus" presso il mare e "l'acqua dell'Avenza"; Infatti il mare (oggi a due chilometri), la lambiva almeno fino alla fine del XIII secolo e, nonostante il progressivo arretramento della spiaggia, fu borgo marittimo fino al XVIII secolo e il fiume, oggi chiamato Carrione aveva la stessa denominazione del paese. Occorre in ogni caso rimarcare che il toponimo appare nella "Tabula peutingeriana" (copia medievale di una carta stradale tardo romana) come F (lumen) AVENTIA, sebbene mal localizzato . Purtroppo son pochi gli elementi a disposizione per stabilire la consistenza dell'abitato in epoca romana, anche se abbiamo la certezza di un insediamento in loco, in quanto nel sec. XVIII furono trovati un sepolcro romano ed altri frammenti coevi. La storia di Avenza è comunque legata per secoli alla città romana di Luni (oggi in Liguria per poche centinaia di metri), facendo parte integrante del suo territorio metropolitano per gran parte del medioevo, fino a quando il vescovo dell'antica città ormai abbandonata, ne cedette le competenze ecclesiastiche ai canonici di S.Frediano in Lucca (1204) legandone definitivamente le sorti a Carrara, già sotto la giurisdizione di questi ultimi. Ma in questa sede interessa approfondire la parte più antica ed inesplorata della storia di Avenza le origini del toponimo. Le Ipotesi sull'origine del toponimo. Fin dalla romanità il nome del torrente era "Aventia" e perciò (sebbene non tutti gli studiosi siano d'accordo) dovrebbe essere stato il corso d'acqua a dare il nome al paese che, nei secoli, con l'uso dell'articolo nella lingua volgare, era stato modificato in Lavenza fino ai primi anni dell'ottocento. Abbandoniamo senz'altro l'ipotesi sostenuta dal Gerini (anche se entrato nell'immaginario collettivo) che attribuisce la derivazione da "avanzo di Luni"; sebbene in un certo senso il borgo sia effettivamente ciò che avanza della città scomparsa, avendone ereditato lo stemma (la mezzaluna) i Santi Protettori (S. Pietro e S. Marco) e, forse, il crocefisso ligneo della chiesa par- rocchiale; ogni leggenda ha un fondo di verità , ma nel nostro caso non ci spiega affatto l'origine del nome vista, tra l'altro, la modernità della parola 'avanzo'. Alcuni storici, in primis C.Piccioli (in "Terra Nostra" 1957) e Borgioli-Gemignani (in: "Carrara e la sua gente"), hanno postulato la derivazione del toponimo da Avenza , "al fiume", facendo notare la corrispondenza con la denominazione di altri corsi d'acqua: L'Enza, nell'Appennino Emiliano e Livenza, nel Veneto; forme pre-romane poi latinizzate. Di diverso parere è C.A. Del Giudice nel saggio "Toponimi prediali in territorio carrarese" (1982-atti e mem. della Dep.di storia patria p.p.m. serie XI, voi. IV) che così si esprime : Il toponimo ha origine dal gentilizio "Aventius", Sch 361, fissandosi in forma primitiva(...) per l'origine fondiaria da noi postulata v.anche M.Calzolari. La piana modenese nell'età romana(...) per un "fundo Aventiaco" in territorio di Massa Finalese". L'erudita formulazione è senz'altro degna di attenzione ed, inoltre, è di estremo interesse, in detta pubblicazione, la messa a fuoco della divisione operata dai dominatori romani sulle campagne apuane con l'assegnazione a vari coloni dei cui nomi (gentilizi o personali) la toponomastica avenzina porta ancora il segno: Turigliano, dal gent."Turrilius", Galissano, dal gent. "Gaiaesus", Nazzano, dal pers."Nattius", il più evidente Campo d'Appio, lo scomparso Spegnano, dal gent. "Spennius", Porto Cacho da "Cachus" e, infine, Avenza da "Aventius". Tuttavia non è qui considerato il fatto che il più antico documento disponibile sul toponimo, la romana "tabula peutingeriana", denomina con Aventia un fiume e sembra strano che sia stato un fondo prediale alla sua foce a dar- gli il nome; fondo importante si, ma non più di tanto, considerato che va tolta una fascia di quasi due chilometri allora occupata dal mare, nonchè i ritagli nella piana medesima, che l'autore stesso attribuisce ad altri fondi, attraversati in gran parte dallo stesso corso d'acqua. Un ponte o un guado della strada romana dunque, denominato come il fondo, ha dato il nome al torrente? Forse. Comunque altri idronimi di origine prediale sono postulati da Del Giudice: Parmignola,(che rettificato artificialmente, divide dal 1672 il carrarese dal "Genovesato") dal gentil. "Parminius"; Valenza (affluente di destra presso Fossola) da "Valentius". Ma vediamo ora cosa ci propone Gualtiero Ciola ("Noi Celti e Longobardi"ed .Elvetia 1988). L'autore riporta, in una serie di toponimi italiani di origine celtica, Avenza derivato da "Auntos"=fonte o dalla tribù gallica degli Auantici, citando un altro autore (F.Campanile "I Celti in Italia"1981); con la serie di nomi si pro- pone tra l'altro, di dimostrare l'avvenuta compenetrazione celto-ligure all'arrivo dei romani nel nord d'Italia. Viene evidenziata poi la derivazione dal celtico "avon"=fiume, di alcuni idronimi veneti come Piave e Piavon, senza tuttavia metterla in relazione con nessun fiume della nostra zona. Dati interessanti comunque da acquisi- re per la soluzione del problema, sebbene con le dovute cautele: da notare infatti in questo testo la tendenza a vedere celti e longobardi un po' dovun- que, secondo una recente tendenza che sembra reagire a quella classica della cultura italiana, che predilige invece la latinità. A questo punto l'ipotesi sull'origine fluviale del nome acquista più sostenitori. Ma analizziamo ora un contributo pressochè sconosciuto, ma basilare, per lo studio in questione: Ci viene dalla Svizzera, dal cantone Vaud, dove esiste una città, Avenches, capitale dell'antica Helvetia, (in patois, Aventsu), da cui possiamo avere importanti indicazioni. La Città era conosciuta dai romani come Aventicum e trae origine da un'antica divinità eponima "Aventia". Il Museo Romano della città elvetica ha, molto gentilmente, fornito copie di pubblicazioni di studi compiuti sull'argomento: si tratta della "Revue celti- que"(1930) integrata dal "Bulletin de PAssociation PRO AVENTIC0"(1951), documenti preziosissimi che ci aiutano a penetrare il misterioso mondo pre romano. Nella prima pubblicazione, in un articolo di Paul Aebisher, si studia la comune origine del nome dell'antica città di Avenches e di un'altra "Aventicum" nel viciniore cantone di Friburgo, oggi "en Lavenchoz" ma precedentemente chiamata Avanche-Avenchoz (da notare la conglutinazione della "L"iniziale , come fu anche nella nostra Avenza). Ne esce innanzitutto la sacralità del nome: AVENTIA era una delle divinità protettrici di Avenches (tre iscrizioni romane, sono conservate nel museo della città ed un'altra è stata scoperta nelle fondamenta della vicina abbazia di Payerne) e si identificava con le acque di una vicina sorgente che bagnavano la città ; quindi un culto pre romano accettato dai vincitori. Lo studio prosegue proponendo un'interessante serie di idronimi in cui "1' Avenza toscane" ha il primo posto, seguita da un incredibile numero di corsi d'acqua dal nome simile che qui si riportano per la notevole importanza documentale: Avencon o Avancon, nome portato da due affluenti del Rodano e un torrente del Vallese; Evancon,torrente della Val d'Aosta; Avance (anticamente Avanza), un affluente della Durance (Hautes- Alpes); un'altra Avance si perde nella Garonna; e ancora l'Avance (o La Vence) da il nome a Avancon (Hautes-Alpes). Vence (antic.Avensa e Avencia), un affluente della Berre (Drome). Avancon, un ruscello che si getta nella Saone; Avenchet, un affluente del Rodano; Nant d'Avencet, ugualmente; Avancon, è anche il nome di due villaggi (Ardenne e Deux Sevres) che lo devono a due corsi d'acqua di cui si è perso oggi il nome originario. Vanzone centro principale della Vall'Anzasca; Aveni-o(n), antico nome di un fiume britannico (secondo Holdez); Aventino, fiume abruzzese. Il lungo elenco di corsi d'acqua o luoghi che da essi hanno preso il nome (sia attuali che antichi), fa scartare all'autore le diverse ipotesi avanzate circa l'origine del toponimo, cioè: -Aventos=giusto (dal gotico "eunt" e il bretone"eeunt"), per cui Aventia =giustizia (Dottin); - =Fauna,(secondo Steuding); - "Av" radice che si trova in sanscrito e significa "mettere in movimento",(afferma Philippon sulla base di forme più antiche di Aventicum, citan- do proprio "P Avenza ligure" e l'Aventino abruzzese); - infine Aventos=piccolo uccello (Hubshmiedt). Aebischer, preferisce vedere la radice -av- nella versione che altri studiosi (Walde e Pokorny) hanno catalogato in Avo-s =Avo, progenitore, riscontrabi- le in molti derivati neoceltici, risalenti a "awintro"o "awentro", perciò: AVENTIA = PICCOLA AVA. Quindi le antiche popolazioni vedevano la sorgente come una piccola vec- chia nonna; cioè verosimile se si considera tutta una serie di corsi d'acqua risale anche a "matra", matrona, cioè "madre" (l'assonanza con la nostra "Macra" è interessante). Il fiume, l'acqua che scorre, dunque, è la grande madre, colei che da vita. In verità gli estensori del "Bulletin" non mostrano dare all'analisi dell'Aebischer più rilievo che agli altri studiosi (molti da lui stesso citati). Rimandano a questo proposito all'opera di un altro ricercatore, Albert Dauzat, che ha analizzato altri idronimi: Avon, Avelon, Avenelles, Aveyron etc., e si mostra abbastanza cauto sulle affermazioni di Aebischer. Non si può però non essere affascinati dalla logica del postulato. Possiamo concludere chiedendoci se sia azzardato applicare gli studi elvetici alla Lunigiana. Innanzi tutto è da notare che sono proprio gli studiosi svizzeri, a citare la nostra Avenza in più parti, quindi gli studi sopra esposti vanno sicuramente elencati tra quelli che ci interessano. Inoltre, come rimarca il "Bulletin", in gran parte degli esempi si tratta di nomi Liguri la cui origine è molto più antica dell'ingresso dei Galli, quindi, siamo di fronte alla stessa area etnica. Sebbene si tratti ancora di ipotesi, i dati acquisiti mettono ormai a fuoco un punto chiaro di riferimento: la sacralità del nome in relazione all'identità tra l'acqua e la divinità come donatrice di vita, quindi, la dea Aventia è la madre di tutta la plaga. Ricordiamo che l'identificare la natura (fiumi e montagne) con gli dei era tutt'altro che raro presso le antiche popolazioni. Se, a differenza della Svizzera, da noi nulla è rimasto della memoria del culto, è pur vero che la mano romana contro i liguri-apuani fu pesante: deportazione e loro sostituzione con migliala di coloni romani, centuriazio- ne delle campagne, sradicamento dell'antica cultura e introduzione di culti ellenico-romani, in particolare quelli di Artemide (Luna-Diana), di Bacco (Liber) e di ercole. Ma gli studi dei nostri vicini, ci devono guidare ad un'altra impostazione: cioè analizzare come la toponomastica possa filtrare attraverso più popoli, liguri, celti, romani, allargando i nostri orizzonti comparando le diverse civiltà che si sono compenetrate nei secoli. Un'ultima conclusione: il Repetti nel suo Dizionario Geografico della Toscana (1845), chiama ancora Avenza il fiume per tutto il suo corso, considerando la voce "Carrione"(volgarmente detto) impropria, quindi, perchè non riproporre il nome originario, almeno come seconda denominazione? Nella vicina Montignoso si tende impropriamente a chiamare il fosso Cinquale (emissario del lago di Porta) col nome Versilia (che invece ne è l'immissario deviatevi artificialmente) e ciò per evidenti motivi di immagine turistica. Nel nostro caso la denominazione proposta avrebbe basi storiche ben più salde nonchè un'origine più antica e (forse) più nobile. Auguriamoci, inol- tre, che la bellezza dell'ambiente fluviale non venga brutalizzato da inter- venti inopportuni ma, al contrario, valorizzato. NOTE 1) Un certo "Gherardo de Aventia "compare tra i firmatari di un atto; per questa notizia e la seguente, ved."Regesto del Codice Pelavicino"di M.Lupo-Gentile, Genova 1912. 2) Nella tabula peutingeriana, la denominazione "Aventia" è data ali' Amo, quella di "Macra"al Serchio. 3) La nota riportata è di L.Banti in "Luni", Firenze, 1937. 4) Ved. T.Mannoni e A.Bemieri, "II porto di Carrara" prima parte. 5) ... Ma anche in altre nazioni. Che dire della Germania dove per la città di Coblenza si contrappone il latino "cum-fluentia" a "koblenz "(forca del fiume) cioè la stessa cosa in celtico? La notizia mi è stata fornita da uno studente tedesco in visita al Museo del Marmo Testi di Pietro di Pierro
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4495 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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La Via Francigena che da Canterbury portava a Roma è un itinerario della storia, una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio per Roma. Fu soprattutto all'inizio del secondo millenio che l'Europa fu percorsa da una moltitudine di anime "alla ricerca della Perduta Patria Celeste". Questa via attesta infatti l'importanza del pellegrinaggio in epoca medioevale: esso doveva compiersi prevalentemente a piedi (per ragioni penitenziali) con un percorso di 20-25 kilometri al giorno e portava in sè un fondamentale aspetto devozionale: il pellegrinaggio ai Luoghi Santi della religione cristiana. E' noto come tre fossero i poli di attrazione per questa umanità in cammino: innanzitutto Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo; Santiago de Compostela, dove l'apostolo San Giacomo aveva scelto di riposare in pace e naturalmente Gerusalemme in Terra Santa. Il pellegrino inoltre non viaggiava isolato ma in gruppo e portava le insegne del pellegrinaggio (la conchiglia per Santiago de Compostela, la croce per Gerusalemme, la chiave per San Pietro a Roma). Va detto che queste vie di pellegrinaggio erano allo stesso tempo vie di intensi scambi e commerci e che le stesse venivano percorse dagli eserciti nei loro spostamenti. A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata "Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa" assumendo, alla pari del Cammino di Santiago, una dignità sovranazionale. Il progetto si basa, nelle sue linee essenziali, sul diario di viaggio di Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, una preziosa testimonianza del tragitto compiuto dal prelato da Roma a Calais (79 giorni di cammino effettivo, oltre 1600 chilometri percorsi) e una nitida testimonianza di un Europa in viaggio, figlia della strada, a cavallo dell'anno mille.
Giovedì 02 Giugno 2011 | 3401 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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Le origini di questa frazione, centro commerciale e produttivo del comune di Carrara, collocata nella piana a circa 2 Km dal mare e 5 dalla sede comunale, si perdono nella notte dei tempi. Il toponimo trae origine dal nome del corso d'acqua sul quale è costruita: il "Flumen Aventia" che si trova sulla "Tabula peutingeriana" (la nota mappa stradale tardo romana oggi conservata a Vienna), di origine celto-ligure (A-enza = al fiume ) poi latinizzato. Tracce archeologiche dell'epoca romana sono state ritrovate nel XVIII (frammenti marmorei ed un sepolcro), più recentemente nell' adiacente zona di Nazzano (uno dei tanti toponimi romani della piana).La memoria scritta più antica risale al 950 d.C., ed è ugualmente considerata altomedievale la colonna di pietre grezze rinvenuta nella controfacciata della chiesa parrocchiale (VI-VII sec). Nel 1180 con la fondazione di un "borgo nuovo" il vescovo di Luni tenta di incrementare il centro rivierasco. La sua posizione sull'antica via Aemilia Scauri (poi "Romana" o "Francigena"), e sul mare (che allora la lambiva) a poco più di 3 Km dall'antica città di Luni (in decadenza), ne favoriscono lo sviluppo nel medioevo, trovandosi al centro di traffici internazionali, non solo per l'esportazione del marmo ma anche per approdo e il transito di mercanzie e bestiame. Entrata nel XIII secolo nella vicaria di Carrara, munita di mura assume importanza strategico militare come "Castello", più volte rafforzato con fortificazioni: nel XIV sec. da Castruccio Castracani signore di Lucca e nel XV secolo dai Malaspina. Nel XV dà i natali all'umanista Giovan Pietro d'Avenza. Nella seconda metà del '500 Alberico I Cybo Malaspina ne agevola il rilancio dopo la crisi che l'aveva colpita nei decenni precedenti, con bonifiche della pianura, ristrutturazione delle fortificazioni, ed esenzioni per gli abitanti. La rinascita è aiutata anche dalle aumentate spedizioni di marmo nei secoli XVI e XVIII per cui la popolazione sfiora le mille anime alla fine del '700, fino a toccare le 3.500 all'unità d'Italia. Nel 1848 la popolazione avenzina tenta la scissione dal comune di Carrara, cavalcando le vicissitudini della prima guerra d'indipendenza, tentativo ripetuto più volte senza successo. La sua economia, sebbene con sensibili variazioni in vari periodi storici, è sempre stata caratterizzata dall'integrazione delle attività relative al trasporto dei marmi (per terra e per mare) con quelle agricole e derivate, dalla seconda metà dell'ottocento dall'industria di trasformazione del marmo (segherie e laboratori); dal 1938 si inserisce la realtà dell'industria pesante (chimica e manifatturiera), attività oggi in crisi ed in profonda trasformazione verso il terziario.
Giovedì 02 Giugno 2011 | 8994 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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