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Cultura/Ricette
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Per la Pasta Pasta 250gr. farina 2 uova olio extra vergine di oliva Per la Zuppa 300gr.di fagioli borlotti secchi messi a bagno il giorno prima 1 carota 1 cipolla 1 patata 1 pomodoro maturo 100 gr. di lardo di Colonnata rosmarino salvia e aglio olio extra vergine di oliva 1 sedano. Fare bollire i borlotti in abbondante acqua Far rosolare sedano, carota, cipolle e lardo tutto tagliato a quadratini aggiungere le patate e il pomodoro anche questi a quadratini metà dei fagioli precedentemente cotti e la loro acqua Fare cuocere per 40 minuti e passare il tutto al passatutto Aggiungere i restanti fagioli interi lasciare cuocere per 10 minuti Cuocere i fagioli per circa 5 minuti nella zuppa prepararla infine con una sfumatura di olio extra vergine aromatizzato al rosmarino, salvia e aglio.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3707 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Ricette
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"ingredienti 300gr farina bianca 200gr farina integrale 4 uova intere olio extra vergine di oliva Mescolare tutti gli ingredienti a fontana. Per il pesto: 1 mazzo di basilico qualche foglia di prezzemolo 20gr di pinoli ½ spicchio d'aglio olio, sale, pepe, parmigiano preparazione Pulire e aprire 500gr di cozze bollirle sgusciarle e lasciarle nell'acqua di cottura. Preparare un fondo di aglio tritato, olio e 1 peperoncino far rosolare aggiungere le cozze e bagnare con vino bianco lasciare evaporare aggiungere un poco dell'acqua delle cozze. Cuocere i tagliolini in acqua salata scolarli ancora al dente insaporirli nella salsa delle cozze aggiungendo il soncino a foglie e un pomodoro tagliato a quadretti. Mantecare con olio extra vergine(sempre fuori dal fuoco) servire in piatti caldi con un cucchiaio di pesto. Dosi per 8 persone regione Campania (zona Capri) Nicochef"
Venerdì 03 Giugno 2011 | 2811 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Ricette
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1 pacco di Pavesini 1 bicchiere di latte 1 busta di panna da cucina 1 vasetto di nutella da 200 1 confezione di panna da montare Cacao in polvere Dentro un contenitore mescolare la panna da cucina e la nutella a parte montare la panna unire il tutto mescolando molto lentamente bagnare i pavesini con il latte tiepido (un aggiunta di cognac non fà male) posare a strati su una pirofila i pavesini e la nutella con la panna coprire il tutto con una spolveratina di cacao servire subito oppure conservare in frigo variante: al posto delle due panne mettere la ricotta postata da Giovanna Marciasini
Venerdì 03 Giugno 2011 | 2388 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Storia/Storia di Avenza
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Premessa E' certo che le prime notizie scritte di Avenza risalgono al 950 e diven- tano più precise dal 1180, quando il Vescovo di Luni concede la costruzione di un "burgus novus" presso il mare e "l'acqua dell'Avenza"; Infatti il mare (oggi a due chilometri), la lambiva almeno fino alla fine del XIII secolo e, nonostante il progressivo arretramento della spiaggia, fu borgo marittimo fino al XVIII secolo e il fiume, oggi chiamato Carrione aveva la stessa denominazione del paese. Occorre in ogni caso rimarcare che il toponimo appare nella "Tabula peutingeriana" (copia medievale di una carta stradale tardo romana) come F (lumen) AVENTIA, sebbene mal localizzato . Purtroppo son pochi gli elementi a disposizione per stabilire la consistenza dell'abitato in epoca romana, anche se abbiamo la certezza di un insediamento in loco, in quanto nel sec. XVIII furono trovati un sepolcro romano ed altri frammenti coevi. La storia di Avenza è comunque legata per secoli alla città romana di Luni (oggi in Liguria per poche centinaia di metri), facendo parte integrante del suo territorio metropolitano per gran parte del medioevo, fino a quando il vescovo dell'antica città ormai abbandonata, ne cedette le competenze ecclesiastiche ai canonici di S.Frediano in Lucca (1204) legandone definitivamente le sorti a Carrara, già sotto la giurisdizione di questi ultimi. Ma in questa sede interessa approfondire la parte più antica ed inesplorata della storia di Avenza le origini del toponimo. Le Ipotesi sull'origine del toponimo. Fin dalla romanità il nome del torrente era "Aventia" e perciò (sebbene non tutti gli studiosi siano d'accordo) dovrebbe essere stato il corso d'acqua a dare il nome al paese che, nei secoli, con l'uso dell'articolo nella lingua volgare, era stato modificato in Lavenza fino ai primi anni dell'ottocento. Abbandoniamo senz'altro l'ipotesi sostenuta dal Gerini (anche se entrato nell'immaginario collettivo) che attribuisce la derivazione da "avanzo di Luni"; sebbene in un certo senso il borgo sia effettivamente ciò che avanza della città scomparsa, avendone ereditato lo stemma (la mezzaluna) i Santi Protettori (S. Pietro e S. Marco) e, forse, il crocefisso ligneo della chiesa par- rocchiale; ogni leggenda ha un fondo di verità , ma nel nostro caso non ci spiega affatto l'origine del nome vista, tra l'altro, la modernità della parola 'avanzo'. Alcuni storici, in primis C.Piccioli (in "Terra Nostra" 1957) e Borgioli-Gemignani (in: "Carrara e la sua gente"), hanno postulato la derivazione del toponimo da Avenza , "al fiume", facendo notare la corrispondenza con la denominazione di altri corsi d'acqua: L'Enza, nell'Appennino Emiliano e Livenza, nel Veneto; forme pre-romane poi latinizzate. Di diverso parere è C.A. Del Giudice nel saggio "Toponimi prediali in territorio carrarese" (1982-atti e mem. della Dep.di storia patria p.p.m. serie XI, voi. IV) che così si esprime : Il toponimo ha origine dal gentilizio "Aventius", Sch 361, fissandosi in forma primitiva(...) per l'origine fondiaria da noi postulata v.anche M.Calzolari. La piana modenese nell'età romana(...) per un "fundo Aventiaco" in territorio di Massa Finalese". L'erudita formulazione è senz'altro degna di attenzione ed, inoltre, è di estremo interesse, in detta pubblicazione, la messa a fuoco della divisione operata dai dominatori romani sulle campagne apuane con l'assegnazione a vari coloni dei cui nomi (gentilizi o personali) la toponomastica avenzina porta ancora il segno: Turigliano, dal gent."Turrilius", Galissano, dal gent. "Gaiaesus", Nazzano, dal pers."Nattius", il più evidente Campo d'Appio, lo scomparso Spegnano, dal gent. "Spennius", Porto Cacho da "Cachus" e, infine, Avenza da "Aventius". Tuttavia non è qui considerato il fatto che il più antico documento disponibile sul toponimo, la romana "tabula peutingeriana", denomina con Aventia un fiume e sembra strano che sia stato un fondo prediale alla sua foce a dar- gli il nome; fondo importante si, ma non più di tanto, considerato che va tolta una fascia di quasi due chilometri allora occupata dal mare, nonchè i ritagli nella piana medesima, che l'autore stesso attribuisce ad altri fondi, attraversati in gran parte dallo stesso corso d'acqua. Un ponte o un guado della strada romana dunque, denominato come il fondo, ha dato il nome al torrente? Forse. Comunque altri idronimi di origine prediale sono postulati da Del Giudice: Parmignola,(che rettificato artificialmente, divide dal 1672 il carrarese dal "Genovesato") dal gentil. "Parminius"; Valenza (affluente di destra presso Fossola) da "Valentius". Ma vediamo ora cosa ci propone Gualtiero Ciola ("Noi Celti e Longobardi"ed .Elvetia 1988). L'autore riporta, in una serie di toponimi italiani di origine celtica, Avenza derivato da "Auntos"=fonte o dalla tribù gallica degli Auantici, citando un altro autore (F.Campanile "I Celti in Italia"1981); con la serie di nomi si pro- pone tra l'altro, di dimostrare l'avvenuta compenetrazione celto-ligure all'arrivo dei romani nel nord d'Italia. Viene evidenziata poi la derivazione dal celtico "avon"=fiume, di alcuni idronimi veneti come Piave e Piavon, senza tuttavia metterla in relazione con nessun fiume della nostra zona. Dati interessanti comunque da acquisi- re per la soluzione del problema, sebbene con le dovute cautele: da notare infatti in questo testo la tendenza a vedere celti e longobardi un po' dovun- que, secondo una recente tendenza che sembra reagire a quella classica della cultura italiana, che predilige invece la latinità. A questo punto l'ipotesi sull'origine fluviale del nome acquista più sostenitori. Ma analizziamo ora un contributo pressochè sconosciuto, ma basilare, per lo studio in questione: Ci viene dalla Svizzera, dal cantone Vaud, dove esiste una città, Avenches, capitale dell'antica Helvetia, (in patois, Aventsu), da cui possiamo avere importanti indicazioni. La Città era conosciuta dai romani come Aventicum e trae origine da un'antica divinità eponima "Aventia". Il Museo Romano della città elvetica ha, molto gentilmente, fornito copie di pubblicazioni di studi compiuti sull'argomento: si tratta della "Revue celti- que"(1930) integrata dal "Bulletin de PAssociation PRO AVENTIC0"(1951), documenti preziosissimi che ci aiutano a penetrare il misterioso mondo pre romano. Nella prima pubblicazione, in un articolo di Paul Aebisher, si studia la comune origine del nome dell'antica città di Avenches e di un'altra "Aventicum" nel viciniore cantone di Friburgo, oggi "en Lavenchoz" ma precedentemente chiamata Avanche-Avenchoz (da notare la conglutinazione della "L"iniziale , come fu anche nella nostra Avenza). Ne esce innanzitutto la sacralità del nome: AVENTIA era una delle divinità protettrici di Avenches (tre iscrizioni romane, sono conservate nel museo della città ed un'altra è stata scoperta nelle fondamenta della vicina abbazia di Payerne) e si identificava con le acque di una vicina sorgente che bagnavano la città ; quindi un culto pre romano accettato dai vincitori. Lo studio prosegue proponendo un'interessante serie di idronimi in cui "1' Avenza toscane" ha il primo posto, seguita da un incredibile numero di corsi d'acqua dal nome simile che qui si riportano per la notevole importanza documentale: Avencon o Avancon, nome portato da due affluenti del Rodano e un torrente del Vallese; Evancon,torrente della Val d'Aosta; Avance (anticamente Avanza), un affluente della Durance (Hautes- Alpes); un'altra Avance si perde nella Garonna; e ancora l'Avance (o La Vence) da il nome a Avancon (Hautes-Alpes). Vence (antic.Avensa e Avencia), un affluente della Berre (Drome). Avancon, un ruscello che si getta nella Saone; Avenchet, un affluente del Rodano; Nant d'Avencet, ugualmente; Avancon, è anche il nome di due villaggi (Ardenne e Deux Sevres) che lo devono a due corsi d'acqua di cui si è perso oggi il nome originario. Vanzone centro principale della Vall'Anzasca; Aveni-o(n), antico nome di un fiume britannico (secondo Holdez); Aventino, fiume abruzzese. Il lungo elenco di corsi d'acqua o luoghi che da essi hanno preso il nome (sia attuali che antichi), fa scartare all'autore le diverse ipotesi avanzate circa l'origine del toponimo, cioè: -Aventos=giusto (dal gotico "eunt" e il bretone"eeunt"), per cui Aventia =giustizia (Dottin); - =Fauna,(secondo Steuding); - "Av" radice che si trova in sanscrito e significa "mettere in movimento",(afferma Philippon sulla base di forme più antiche di Aventicum, citan- do proprio "P Avenza ligure" e l'Aventino abruzzese); - infine Aventos=piccolo uccello (Hubshmiedt). Aebischer, preferisce vedere la radice -av- nella versione che altri studiosi (Walde e Pokorny) hanno catalogato in Avo-s =Avo, progenitore, riscontrabi- le in molti derivati neoceltici, risalenti a "awintro"o "awentro", perciò: AVENTIA = PICCOLA AVA. Quindi le antiche popolazioni vedevano la sorgente come una piccola vec- chia nonna; cioè verosimile se si considera tutta una serie di corsi d'acqua risale anche a "matra", matrona, cioè "madre" (l'assonanza con la nostra "Macra" è interessante). Il fiume, l'acqua che scorre, dunque, è la grande madre, colei che da vita. In verità gli estensori del "Bulletin" non mostrano dare all'analisi dell'Aebischer più rilievo che agli altri studiosi (molti da lui stesso citati). Rimandano a questo proposito all'opera di un altro ricercatore, Albert Dauzat, che ha analizzato altri idronimi: Avon, Avelon, Avenelles, Aveyron etc., e si mostra abbastanza cauto sulle affermazioni di Aebischer. Non si può però non essere affascinati dalla logica del postulato. Possiamo concludere chiedendoci se sia azzardato applicare gli studi elvetici alla Lunigiana. Innanzi tutto è da notare che sono proprio gli studiosi svizzeri, a citare la nostra Avenza in più parti, quindi gli studi sopra esposti vanno sicuramente elencati tra quelli che ci interessano. Inoltre, come rimarca il "Bulletin", in gran parte degli esempi si tratta di nomi Liguri la cui origine è molto più antica dell'ingresso dei Galli, quindi, siamo di fronte alla stessa area etnica. Sebbene si tratti ancora di ipotesi, i dati acquisiti mettono ormai a fuoco un punto chiaro di riferimento: la sacralità del nome in relazione all'identità tra l'acqua e la divinità come donatrice di vita, quindi, la dea Aventia è la madre di tutta la plaga. Ricordiamo che l'identificare la natura (fiumi e montagne) con gli dei era tutt'altro che raro presso le antiche popolazioni. Se, a differenza della Svizzera, da noi nulla è rimasto della memoria del culto, è pur vero che la mano romana contro i liguri-apuani fu pesante: deportazione e loro sostituzione con migliala di coloni romani, centuriazio- ne delle campagne, sradicamento dell'antica cultura e introduzione di culti ellenico-romani, in particolare quelli di Artemide (Luna-Diana), di Bacco (Liber) e di ercole. Ma gli studi dei nostri vicini, ci devono guidare ad un'altra impostazione: cioè analizzare come la toponomastica possa filtrare attraverso più popoli, liguri, celti, romani, allargando i nostri orizzonti comparando le diverse civiltà che si sono compenetrate nei secoli. Un'ultima conclusione: il Repetti nel suo Dizionario Geografico della Toscana (1845), chiama ancora Avenza il fiume per tutto il suo corso, considerando la voce "Carrione"(volgarmente detto) impropria, quindi, perchè non riproporre il nome originario, almeno come seconda denominazione? Nella vicina Montignoso si tende impropriamente a chiamare il fosso Cinquale (emissario del lago di Porta) col nome Versilia (che invece ne è l'immissario deviatevi artificialmente) e ciò per evidenti motivi di immagine turistica. Nel nostro caso la denominazione proposta avrebbe basi storiche ben più salde nonchè un'origine più antica e (forse) più nobile. Auguriamoci, inol- tre, che la bellezza dell'ambiente fluviale non venga brutalizzato da inter- venti inopportuni ma, al contrario, valorizzato. NOTE 1) Un certo "Gherardo de Aventia "compare tra i firmatari di un atto; per questa notizia e la seguente, ved."Regesto del Codice Pelavicino"di M.Lupo-Gentile, Genova 1912. 2) Nella tabula peutingeriana, la denominazione "Aventia" è data ali' Amo, quella di "Macra"al Serchio. 3) La nota riportata è di L.Banti in "Luni", Firenze, 1937. 4) Ved. T.Mannoni e A.Bemieri, "II porto di Carrara" prima parte. 5) ... Ma anche in altre nazioni. Che dire della Germania dove per la città di Coblenza si contrappone il latino "cum-fluentia" a "koblenz "(forca del fiume) cioè la stessa cosa in celtico? La notizia mi è stata fornita da uno studente tedesco in visita al Museo del Marmo Testi di Pietro di Pierro
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4506 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Ricette
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300 grammi di zucchero 350 grammi di farina 1 bustina di lievito 1 bustina di vanillina 150 grammi di burro 6 uova 1 scvatola di amaretti pinoli a piacere, ma è buona anche senza un oizzico di sale Mettere in una zuppiera la farina, lo zucchero, il lievito, la vanillina e il pizzico di sale. Sbattere i turli d' uovo e aggiungerli agli ingredienti nella zuppiera. Sciogliere il burro e aggiungerlo all' impasto mescolando il tutto. stendere l' impasto in una teglia imburrata. A parte montare i bianchi a neve ben ferma, tritare gli amaretti e aggiungerli ai bianchi, aggiungere anche un bicchierino di amaretto di saronno o altro liquore e mescolare il tutto. Mettere il miscuglio sopra l' impasto nella teglia e cospargere di pinoli. Viene meglio se il secondo strato sta distante un centimetro dal bordo della teglia. Infornare in forno preriscaldato a 180°C per 45 - 50 minuti. postata da Flavio
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3020 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Ricette
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ingredienti : 1 litro di latte 10 o 12 uova intere 300 gr. di zucchero vaniglia sale scorza di arancia e limone chicchi di caffè cannella 100 gr. di riso caramelle alla menta liquore: Strega, Maraschino,Sambuca Archemes. preparazione Imburrare una teglia aggiungere il caramello e lasciare raffreddare In una pentola cuocere il riso in metà acqua e latte, con sale e caramella di menta Scolarlo e adoperare sopra al caramello Poi far bollire il latte con chicchi di caffè e buccia di limone, arancia e cannella Sbattere in un recipiente le uova lo zucchero, la vaniglia, il sale e i liquori. Aggiungere il latte e sbattere il tutto. Ricoprire la tortiera di questo impasto cuocere per 1ora e 15 minuti a 160°. Servirla fredda. variante: Al posto del riso provare a mettere il Farro. consiglio: Il farro prima di cuocerlo non deve essere messo a bagno. Ricordate sempre che in tutti i dolci ci va messo il sale Nicochef"
Venerdì 03 Giugno 2011 | 5078 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Video/Video
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zDMH90SIjDY
Domenica 23 Giugno 2013 | 2575 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Personaggi
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Umberto Dazzi, ad Avenza, potrebbe sembrare un nome come tanti. Ma di Umbè d'l'Avenza, detto anche Ngalopide, ce nè uno solo. Classe 1967, Umberto è il vincitore della gara di soprannomi indetta dal portale www.avenza.it, piazzando il proprio pseudonimo al primo posto, con una manciata di preferenze in più rispetto al secondo classificato. Lavoro nell'ambiente del marmo ci spiega Umbè, ma scambiando quattro chiacchiere informali al Caffè Lavenza (di cui è quotidiano frequentatore), emergono caratteristiche che lo rendono personaggio a pieno merito. Fin da ragazzino, ultimata la scuola, ha sempre dimostrato una particolare inclinazione verso tutto ciò che è arte creativa, con specifica predilezione verso la pittura a olio e la scultura, tanto da creare (diversi anni fa) un laboratorio-studio nella Piazzetta delle Erbe, cuore e simbolo della Carrara storica. Ed è proprio nel suo studio, attraverso la collaborazione con artisti e studenti dell'Accademia, provenienti da ogni zona della Toscana, che nasce il soprannome Umbè d'Avenza, come identificativo del luogo di provenienza del nostro artista. Un po' come Leonardo da Vinci scherza con intelligente ironia Umberto, dimostrando una modestia che valorizza ancor di più il risultato della propria passione. Oltre alla pittura e alla scultura, Umbè d'Avenza ama trascorrere il proprio tempo libero assieme ad un buon libro, preferendo classici o manuali; mentre non ha nulla da spartire con il calcio, verso il quale nutre una sincera repulsione (si stupisce, infatti, di come il quotidiano più letto in Italia sia proprio la Gazzetta!). Umbè d'Avenza, insomma, è uno dei nostri; una persona positiva che ha le radici nella terra della quale va fiero, proprio come del soprannome, con cui è diventato di diritto il Personaggio del Mese di Agosto. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3568 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Libri su Avenza
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Autore Franco Menconi Francesco Rossi Editore Prima edizione Marzo 1999
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3510 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Ricette
Autore:Administrator
1 patata 1 uovo olio pepe nero si prende una grossa patata, si pela e si taglia un pezzo ad una estremità , si scava l' altro pezzo realizzando un buco capace di accogliere un uovo, si rompe l' uovo e si inserisce nella patata, si rimette il tappo che avevamo tagliato e si avvolge con carta stagnola, si mette nella brace oppure in forno facendo cuocere per il tempo che ci vuole a cuocere la patata. Insaporire con olio crudo e una spruzzatina di pepe nero a chi piace. postato da Kaa
Venerdì 03 Giugno 2011 | 2989 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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