IL miracolo di Spike Lee PDF Stampa E-mail
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Venerdì 10 Ottobre 2008 00:00

Il film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna” ha aperto l’ennesimo e, francamente, stucchevole dibattito sull’interpretazione di alcuni fatti della Resistenza.
Alcuni «gendarmi della memoria», come li chiama Giampaolo Pansa (ovvero l’Anpi versiliese e quella apuana), sono entrati addirittura in conflitto con i loro vertici nazionali pur di dissentire rispetto all’interpretazione della strage di Sant’Anna di Stazzema data dal regista afroamericano, che l’ha fatta derivare dal possibile tradimento di un partigiano passato al soldo delle SS. Addirittura, questi guardiani della memoria se la sono presa con il loro ex compagno di sovietiche simpatie Giorgio Napolitano, «colpevole» di aver visionato in anteprima il film al Quirinale in compagnia del regista.
Dopo aver visto la pellicola, però, si ha la netta sensazione che i vari comitati di partigiani abbiano perso l’ennesima occasione per tacere. Innanzitutto, perché nella ricostruzione del film non c’è alcun dubbio che, particolari a parte, la responsabilità della strage di Sant’Anna, ricada sui nazisti. Poi, perché non ci sarebbe troppo da stupirsi se i fatti fossero andati proprio come li descrive Spike Lee, anche se la sentenza del Tribunale militare della Spezia afferma il contrario. In quella fase della guerra, buona parte dei massacri tedeschi furono, in effetti, reazioni spropositate a blitz “terroristici” dei partigiani. Ma l’aspetto più significativo del film di Spike Lee, che, lo ricordiamo, rimane pur sempre un’opera di finzione, per il quale tutto questo cancan poteva esserci risparmiato, è che si tratta di un prodotto americano e, come tale, interpreta la nostra guerra sulla base di criteri tipicamente americani.
In altre parole, i protagonisti non sono i partigiani ma i soldati neri della divisione Buffalo, mandati sulla Linea Gotica come “carne da macello” in ragione di una discriminazione razziale ancora presente nell’esercito americano dell’epoca. Tutto il film, quindi, è un messaggio antirazzistico di uguaglianza, secondo gli stereotipi tipici delle democrazie anglosassoni: uguaglianza dei bianchi e dei neri, dei fascisti e dei partigiani e persino degli americani e dei tedeschi! Tutti impegnati su campi contrapposti, ma tutti «uguali davanti a Dio» (qualsiasi riferimento alla battuta del comandante partigiano “Farfalla” è rigorosamente voluta). Nell’ambito di questo messaggio, poco importa a Spike Lee delle polemiche politiche italiane. Anzi. Estremizza il concetto di “uguaglianza” (e, in particolare, quello religioso di uguaglianza di fronte a Dio) molto più di quanto l’Anpi abbia colto, arrivando ad evidenziare il lato umano pure del comandante delle SS che ha ordinato l’uccisione della Divisione Buffalo. Insomma, se a giudizio di Spike Lee, “di fronte a Dio”, i soldati neri americani sono uguali alle SS naziste, non si capisce perché i fascisti italiani non possano esserlo dei comunisti.
L’unica giustificazione che riusciamo a darci è quella che l’“uguaglianza di fronte a Dio” è un concetto difficile da capire per chi Dio non l’ha mai riconosciuto e, talvolta, lo ha pure offeso...

 
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