Risultati 31 - 40 di 86

Storia/Storia di Avenza
Autore:Administrator
La via Francigena,Franchigena,Francesca,Romea o Romana,piu' che un tracciato preciso seguiva un percorso,piu' che una strada era un intreccio di strade che,tuttavia avevano alcuni punti fermi di riferimento. Uno di questi era Avenza situata a meta' strada tra Luni e san Leonardo al Frigido (nel comune di Massa) A PONENTE di AVENZA l'antico tracciato della consolare Aemilia Scauri tirava diritto su Luni, piu' o meno sulla moderna via Campo d'Appio, declassata a stradello rurale nel Medioevo ma rivalutata e rifatta negli ultimi anni. Con l'impaludarsi della piana abbandonata,infatti ,si sposto' a monte nel tracciato attuale della via provinciale Avenza-Sarzana e sara' poi usata come via postale nell'evo moderno. Finche' Luni vivra' (XII secolo), continuera' comunque verso di essa con quella diramazione che oggi e' via del Parmignola ma sara' definitivamente declassata con l'affermarsi di Sarzana come nuovo centro di riferimento e sede vescovile. I due tratti ( che si dipartono all'altezza di Viale Galilei) sono quasi parelleli vicino all'odierno confine ligure, ma quello per Sarzana corre su un piano di terreno piu' alto scelto perche' meno soggetto agli allagamenti.Due ponticelli (di cui uno ancora in piedi l'altro distrutto nel 2000) testimoniano il curioso andamento.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 14245 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione | Leggi tutto
Cultura/Dialetto
Autore:Administrator
La Via Francigena varcava lo spartiacque appenninico entrando nel mondo mediterraneo non lontano dall'attuale valico della Cisa (o Via di Monte Bardone, dall'antico Mons Longobardorum), e andava verso il mare seguendo il corso del fiume Magra. La Val di Magra è tutt'oggi fulcro di importanti nodi stradali e ferroviari, e ha mantenuto integre le sue bellezze: castelli di diverse forme architettoniche, pievi romaniche, borghi murati ancora ben conservati e ricchi di fascino. Tutta la Valle, compresa fra le province di Massa Carrara e La Spezia, offre riposanti paesaggi con verdi boschi e fiumi dalle limpide acque fino al mare, dove ad un litorale sabbioso a sud si contrappone a nord la costa impervia, frastagliata e suggestiva con borghi medievali, quali Portovenere e Lerici, e gli incantevoli vigneti delle Cinque terre a strapiombo sul mare. Attraversato il passo la strada giungeva a Montelungo dove il Monastero di S. Benedetto, oggi distrutto, offriva ospitalità. Si scendeva quindi a Pontremoli, importante centro della Lunigiana, terra dei Liguri Apuani, dove, nella chiesa di S. Pietro, ancora oggi si conserva il "labirinto", simbolo dei pellegrinaggi diretti in Terra Santa. Oggi Pontremoli è una tranquilla cittadina con numerose emergenze storiche ed architettoniche: palazzi barocchi, chiese, caratteristici ponti sul ghiaioso Magra, e conserva, nel castello del Piagnaro, diverse statue stele o menhir, lastre di pietra o stele funerarie con scolpite sembianze umane stilizzate. La strada giungeva poi a Filattiera, con la pieve romanica di Sorano ancora visibile, e quindi Villafranca, ove si riscuotevano i pedaggi sulla Via Romea. La Francigena costeggiava la Magra e giungeva ad Aulla, quindi entrando in provincia della Spezia a Santo Stefano Magra, di origine antica, che conserva ancora tratti delle mura medioevali: da qui subito si raggiungeva Sarzana. La Via Romea si dirigeva poi verso Luni, città  di origini romane, che fu importante porto da cui partivano i marmi per Roma; poco lontano era il porto di S. Maurizio, ove si imbarcavano i pellegrini diretti a Santiago di Compostela. A Luni interessante da visitare sono il Museo archeologico e i resti della città  romana: il foro, la casa degli affreschi, l'anfiteatro. Passando poi per Avenza, in prossimità  di Carrara, la Via raggiungeva Massa, dove, in località  S. Leonardo al Frigido, a pochi chilometri dalle assolate spiagge della riviera apuana, vi era un grande borgo (ancora oggi vi è una chiesa) con un ospedale dei Cavalieri gerosolimitani di S. Giovanni. Imponenti si stagliavano le pareti delle Apuane, famose per le cave di marmo che fornirono anche a Michelangelo i blocchi per le sue opere.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3640 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Storia/Storia di Avenza
Autore:Administrator
Oltrepassato il ponte sul torrente Carrione (il Flumen Aventia della "Tabula Peutingeriana") il torrione della fortezza di Avenza,attribuita a Castruccio Castracani, ma ampliata successivamente,accoglie i visitatori dell'antico borgo citato anche dal Petrarca di ritorno da Avignone. Era punto strategico e passaggio obbligato per chi percorreva l'itinerario costiero tirrenico. E' ancora riconoscibile il tracciato delle antiche mure grazie a una torre d'angolo, accanto alla casa castellana, e la porta del borgo murata incuneato nelle palazzine settecentesche innalzate sul fossato. La chiesa di San Pietro, anche se l'impianto risale al XVII secolo, e' una delle piu' antiche del comune di Carrara. lo stemma dei Vescovi di Luni indica, in facciata, l'antica appartenenza. Presso di essa esisteva l'ospitale di Sant'Antonio che si ritiene fondato dagli abati di Sant'Antonio di Vienne nel Delfinato. Qui' un ospedaliere dava soccorso ai pellegrini, agli infermi bisognosi e raccoglieva i trovatelli lasciati sulla strada. All'interno, sullo stipite del portale della chiesa medievale oggi murato in un pilastro dell'orchestra, sono ancora visibili le tracce dei pellegrini: dei graffiti con monogramma di Cristo. La chiesa conserva un prezioso crocefisso tardo medievale che la tradizione dice provenire da Luni. E' considerato miracoloso.I viandanti beneficiati chiedevano si cantasse il Te Deum al suo cospetto. Un tempo esisteva la "confraternita del Crocefisso" per l'assistenza ai devoti. Dell'antica chiesa si conservano un'icona marmorea gotica della Madonna con Bambino, un tabernacolo, sempre gotico, nel battistero e una lunetta in marmo con Cristo risorto tra gli angeli(sec.XV) sull'ingresso del cortile della canonica. Interessanti le stratificazioni cinquecentesche all'interno: oltre al fonte battasimale e a una acquasantiera, una serie di sculture erratiche attribuite alla bottega postuma di Bartolomeo Ordonez (Pietro Aprile, Giovanni da Fiesole, Girolamo Santacroce) destinate alla Spagna e rimaste allo scalo di imbarco: S.Pietro, S.Marco, S.Antonio Abate, Madonna con Bambino oltre a due nicchie a conchiglia con figure della Speranza e della Carita' (sul portale). Il San Francesco in una delle due nicchie e' copia moderna. Pregevoli anche gli arredi barocchi: il pulpito, l'altare maggiore, del Crocifisso e di S.Antonio (modificato nel 1932) Le navate laterali sono frutto di un allargamento avvenuto nell'ottocento a spese dell'Ospedale e della Canonica.Sono dell'epoca gli altari neoclassici delle absidi laterali ed una figura femminile in bassorilievo di una sepoltura; ottocentesco anche l'organo (Serafino Paoli da Empoli 1852) e il concorto a tre campane (1869-1870).Alcuni interventi discutibili di ristrutturazione avvennero tra le due guerre con la collocazione di statue di legno gardenesi nell'altare dell'Addolorata e di S.Antonio (e con rimozione della pala dei SS Antonio ed Erasmo, oggi esposta nel transetto) Nel maggio 1944, un bombardamento danneggio' gravemente l'edificio. Del periodo della ricostruzione sono le pitture sulle volte di dante Antoni, e l'ancona del purgatorio di Ettore Paganini >>>>>> Pietro Di Pierro
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4169 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Sport
Autore:Administrator
La San Marco nasce nel 1927 per l'entusiasmo unanime di alcuni giovani, desiderosi di dare un'identità allo sport avenzino, fino ad allora piuttosto improvvisato. Del tempo dell'improvvisazione questi giovani ricordano anche qualche incontro vittorioso con la Libertas (progenitrice della Carrarese) in un altrettanto improvvisato campo da gioco: il "Renone" vicino al mare, tra il Carrione e il Lavello. Tra questi ragazzi figurano Romano Paglini, in futuro nota figura di imprenditore. Cesare Dentoni e Carlo Menconi, poi dirigenti della locale Pubblica Assistenza, Pino Volpi, figura completa di sportivo scomparso in un tragico incidente di cac- cia; a quest'ultimo sarà intitolato il campo sporti- vo dietro la scuola Finelli, in funzione fino agli anni '60. Con il tipico entusiasmo giovanile, per reperire i fondi, scrivono perfino a Mussolini e a Vittorio Emanuele, anche al Papa, che invia per l'occasione alcune corone del rosario, messe con successo in lotteria. Più tardi arriverà un altro prezioso dono dal già  blasonato Bologna: un corredo completo con maglie rosso-blu, tuttora "colori sociali". La San Marco sforna giovani talenti, qualcuno passa alla Carrarese come Luciano Tonarelli, che perirà nel bombardamento del maggio '44, e lo stesso Pino Volpi. Figura caratteristica è Ulisse Tenerani (Palmìn) che giocherà fino all'età record di 46 anni (esso stesso tra i fondatori).Da non dimenticare il popolarissimo Sergio Grassi, detto "Gengio", che passerà alla storia per il grido che indirizzava ogni volta prima del goal al portiere: "Mond'la" (sbucciala). Da ricordare gli incontri con la Carrarese svoltisi duranti i campionati 1960/61 e 1961/62 dilettanti prima categoria (siamo negli anni della crisi della squadra giallo-azzurra). L'ultimo derby si svolse il 18.2.1962 e si concluse con un dignitoso 0-0, considerato che la Carrarese in quell'anno vinse il campionato e la San Marco si classificò quinta. Da segnalare l'incontro amichevole del 25.4.1935 tra la Carrarese e la compagine avenzina vinto da quest'ultima con il punteggio di 2-1. Per la cronaca la prima partita di campionato, fu disputata con il Casteinuovo Magra nel 1928 e vinta per tre reti ad una dalla San Marco.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 5225 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Sport
Autore:Administrator
RUOLO DELLO SPORT DEL PUGILATO NELLA GIOVENTU' DEL DISAGIO ALESSANDRO LAMBRUSCHI Nato a Carrara il 27-11-1954 Diplomato ISEF il 14-12-1979 Insegnante di FISICA negli Istituti di scuola media 2°grado Laureato in SCIENZE MOTORIE presso l'università degli studi di Torino il 14-12-2000 Insegnante della Pugilistica Carrarese dal 1992 al 2000 Diploma di insegnante di pugilato conseguito ad Assisi il 4-6-1995 Formatore e docente della Federazione Pugilistica Italiana Responsabile regionale scolastico Federazione Pugilistica Italiana. Quando il mondo sportivo si propone di effettuare indagini, pensa quasi esclusivamente a indagini sulla pratica sportiva e sul numero dei praticanti. Ritengo che questo sia un limite culturale del mondo sportivo, che è un po' troppo chiuso in se stesso, troppo portato a rappresentarsi, piuttosto che a rappresentare; cioè a essere significativo per il contesto in cui vive. Occorre certamente indagare sui giovani che fanno sport, ma prima ancora occorre indagare sul mondo giovanile in generale: su come vivono, cosa cercano, cosa vogliono ...,e vedere se, e in che termini e quanto lo sport può rappresentare una risposta ai loro numerosi problemi. Lo sport oggi ha questo dovere e questa responsabilità , perchè non è più un fatto privato, ma è divenuto un fatto sociale di primaria importanza. Il mio intervento, vuoi essere un richiamo in questo senso, rivolto a tutti coloro che allo sport giovanile si dedicano con qualsivoglia ruolo, all'interno di qualsiasi organizzazione sportiva, Vuoi essere un messaggio e portare in queste sede una diretta esperienza di insegnante di pugilato, sottolineandone il forte valore formativo, educativo e socializzante di questo sport. All'ultima Conferenza Internazionale svoltasi a Roma sullo sport contro la droga, dove hanno partecipato numerose personalità della scienza, della politica, dello sport, sono emersi dati e indicazioni interessanti, si sono sfatati diversi tabù. Anche in quella sede si è parlato di sport, come rimedio, come possibilità di recuperare il giovane dalla strada, coinvolgendolo in una serie di attività alternative. Purtroppo nella nostra società, esistono ancora troppe contraddizioni; diciamo spesso ai nostri giovani di non chiedere aiuto alla chimica per la loro fatica di crescere, noi adulti che con quella chimica ci costruiamo ogni giorno maldestre stampelle per andare avanti: sonniferi per dormire, pillole per allontanare la depressione, prozac per essere velocemente felici, viagra per fare sesso.. Prima di chiamarsi extasy", la pasticca da calare, si chiamò a lungo empaty. Empatia vuoi dire stare dentro l'altro con afetto; sentire un contatto emotivo e profondo con qualcuno. Una capacità che si coltiva nel rapporto con i padri, ma che questi figli di padri chimicizzati sono costretti purtroppo a cercare dentro una pasticca in discoteca. Sono circa 700mila quelli che ogni anno in Italia, secondo alcune stime assumono pillole da sballo; per sentirsi buoni, felici, per sentirsi in pace con il mondo, con la natura, con il proprio corpo, per socializzare, per fare cose che da normale non avrebbe avuto il coraggio di fare. A questo punto vorrei portare un altro dato allarmante.., significativo, Oggi, in Italia, circa 1100 ragazzi ogni anno si tolgono la vita: cioè più di 3 ragazzi ogni giorno si suicidano, mentre atei 25 tentano di farlo.... Se questi sono i figli del benessere, è certo che tra essi circola un malessere profondo e diffuso. Quello che ci deve far riflettere è che questi suicidi non avvengono tutti nell'area della emarginazione, ma anzi, per la gran parte, avvengono proprio nell'area della cosiddetta normalità . L'emarginazione giovanile, come afferma il prof. Donato Mosella, ha cambiato volto, dimensione e qualità . Certo vi è ancora oggi l'emarginazione, diciamo classica: la povertà , la disoccupazione, la delinquenza, la tossicodipendenza; c'è però una marginalità  che non ha i caratteri aspri e duri di quella classica, ma quelli più deboli e diffusi della difficile quotidianità di vita della condizione giovanile. La nuova marginalità  è un disagio diffuso che deriva dal benessere, che non è stato ben utilizzato, che non è stato investito per aumentare cultura, per la crescita della persona e la qualità della vita. Non si è riusciti a trasmettere alle nuove generazione delle serie motivazioni di vita, e questa carenza questo vuoto è all'origine della noia giovanile di oggi, dei suicidi senza apparente motivo. I giovani di oggi si sentono più soli, hanno sfiducia nel futuro, in se stessi, nel mondo che li circonda, e hanno paura di cambiare da soli. I giovani di oggi sono i giovani dall'identità debole: si trovano ad affrontare ilproblema della definizione della propria identità in un mondo governato da adulti estremamente incerti sulla propria identità , inclini a proiettare sui giovani paure e incertezze personali, a loro volta spesso nutrite da un vissuto negativo del futuro. Ci si è finalmente accorti che l'adolescenza non è poi quel periodo spensierato che molti credevano. Si chiama prevenzione, l'arma per affrontare la nuova marginalità . La nuova marginalità  del disagio, del malessere diffuso, non si può combattere a posteriori, con interventi di recupero, ma deve essere affrontata in dimensione preventiva. La prevenzione si sta rivelando e diffondendo come la nuova cultura educativa del nostro tempo, sta diventando il nuovo nome dell'educazione, la parola magica. Ad una prevenzione "repressiva", intesa come la difesa dei "buoni" contro il pericolo rappresentato dai "deviati", che pure ha la sua funzione necessaria, deve farsi strada, come sostiene il prof. Renato Mosella ,una prevenzione "promozionale", che mira ad incidere sulle cause soggettive e individuali del disagio e dell'emarginazione, prevenendone lo stabilizzarsi. Prevenzione promozionale significa progettare, costruire quelle condizioni di vita che favoriscono lo sviluppo globale di tutta la personalità del giovane e di tutti i giovani. Significa non solo evitare esperienze che possono avere conseguenze negative durature nel processo di maturazione umana, ma anche accompagnare e anticipare processi positivi di crescita, offrirne gli strumenti adeguati, con una appropriata relazione educativa. Significa potenziare nel giovane l'esercizio della consapevolezza, dell'intenzionalità, della decisione, della progettualità , della coerenza verso livelli sempre più alti di maturità.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3626 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Sport
Autore:Administrator
Domenica 4 maggio si è svolta ad Avenza la Festa della Primavera , iniziativa promossa da Circoscrizione, Pro Loco, Comune di Carrara e commercianti di via Giovan Pietro, via Gino Menconi e Piazza Finelli. L'iniziativa è partita con un motoraduno che ha avuto termine presso Piazza della Scuderia, dove i centauri hanno raccolto la Benedizione del parroco . Lo stesso don Lucio ha, poco dopo, ricevuto in donazione un'opera di Ottaviani destinata alla parrocchia di Avenza, alla presenza ufficiale del Presidente della Circoscrizione Lio Luciani, e del vice sindaco Andrea Vannucci. Il vice sindaco non ha mancato di sottolineare l'importanza di queste iniziative, soprattutto al fine di ricostruire un tessuto sociale aggregante, con lo scopo, semplice e allo stesso tempo importantissimo, dello stare assieme . Nel pomeriggio, lungo il percorso delle strade centrali, si sono svolte animazioni varie che andavano dal teatro di strada , a giochi circensi, da mostre fotografiche realizzate da alunni elementari a esposizioni pittoriche presso i giardini di Casa Pellini. La soddisfacente partecipazione del pubblico, ha portato gli organizzatori a pensare di ripetere la festa, ipotizzando come data per la Festa della Primavera avenzina, la prima domenica di maggio di ogni anno . Parlando con alcuni dei commercianti aderenti all'iniziativa è emersa la volontà degli stessi di voler risultare figura bilanciante la prossima apertura dell'Esselunga; se da un lato, infatti, ci sarà un grande magazzino alimentare, dall'altro sarà necessario rivitalizzare negozi e attività che allunghino la rete commerciale di Avenza lungo buona parte della sua estensione . Ma il successo più eclatante, superiore ad ogni più rosea aspettativa, è derivato dal motoraduno organizzato dal portale www.avenza.it. Cesare Micheloni e Roberto Ambrosini , ideatori del sito cittadino, sono entusiasti e stupefatti dall'adesione riscontrata. A metà mattinata, di fronte al campo sportivo di via Covetta, circa un centinaio di moto si sono messe in marcia per le strade della nostra città, percorrendo viale Galilei, viale da Verrazzano, viale XX Settembre e via Giovan Pietro; infine, giungendo ai piedi della Torre, hanno dato vita ad un potente ruggito metallico, quasi a volerla salutare con un rombo festoso . Splendido è stato il calore della gente , che sorrideva e applaudiva ammirata al passaggio del serpente di moto, snodato tra le vie locali. E altrettanto favoloso è stato lo stato d'animo dei partecipanti, indipendentemente dalle due ruote cavalcate: da moto d'epoca a "cinquantini", da Custom tutte pelle e borchie, a moto da strada, la sensazione era di dar vita a qualcosa di bello e mai visto in città. Una città che per alcuni istanti ha vissuto il mito del sogno americano, trasformandosi in un' "Avenza On The Road" . C'erano giovani, anziani, genitori con figli e anche qualche motociclista donna (con il moroso come passeggero) a testimonianza di come il guidare una moto non sia un piacere esclusivamente maschile. Tra i presenti, anche volti molto conosciuti ai motociclisti della nostra città. Sergio Calamari, noto addetto ai lavori, si è definito particolarmente soddisfatto dalla risposta della "sua gente", così come il presidente del MotoClub, Romano Pedinotti. "E' stato un bel raduno al quale abbiamo presenziato volentieri, da motociclisti di razza quali siamo" - spiega il presidente, e conclude promettendo una partecipazione ancor più copiosa, non appena il Motoclub troverà locali adeguati per la propria sede, magari proprio ad Avenza . Così, a ridosso della malinconica Torre di Castruccio, si è svolta la Festa della Primavera, tra le note del pianobar e degustazioni varie, ma questo sarà soltanto il primo di una serie di appuntamenti che animeranno la città . Da ricordare, infatti, un'estate all'insegna della cultura, tra cui serate caratterizzate da lirica di cartellone. (David De Filippi) Per scaricare le foto del motoraduno visita la sezione Immagini
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3230 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
Autore:Administrator
Ad Avenza Enzo significa gelato. Ed è così per diverse generazioni, da quando nel 1967 il signor Enzo Bachechi, proveniente da Altopascio, aprì il negozio in via Giovan Pietro per regalare alla nostra città un gelato di qualità  riconosciuta a livello nazionale. Ascoltando i pareri di chi negli anni Sessanta era ancora un ragazzino, in molti ricordano Enzo arrancare sui pedali del suo carrettino dei gelati: partiva da Avenza, dopo aver fatto il pieno di gelato, per poi dirigersi alla volta di Sant'Antonio, dove veniva atteso ai lati della strada come un ciclista al Giro d'Italia, e come tale, accolto dagli applausi per il prezioso contenuto che recava con sè. Continuava il giro, attorno a Nazzano e riscendeva per via Provinciale, giungendo nei pressi del passaggio a livello senza più neanche un grammo del suo dolce tanto atteso da mamme e bambini. Così, se accadeva che qualche bimbo restava all'asciutto, ecco che il giorno dopo percorreva il Giro in senso contrario, accontentando quelli che il giorno precedente erano rimasti delusi. Erano tempi duri, ma felici ricorda ora la signora Ottavia, parlando di quegli anni. In tutta la città esistevano solo tre gelaterie, e il gelato veniva considerato per lo più uno sfizio estivo. E' per questa ragione che a Enzo venne in mente di affrontare i rigori invernali con qualcosa che scaldasse la golosità  della gente d'inverno, tanto quanto d'state. Ecco, quindi, nascere l'idea di un negozio double-face, gelateria d'estate, pizzeria d'inverno. Romano e Roberto, che assieme alla signora Ottavia, ora gestiscono la rinomata gelateria avenzina, ci raccontano come oggi per fare un buon gelato ci si possa avvalere di corsi di preparazione, di dosatori, di misurini e macchinari all'avanguardia; tutte cose che Enzo aveva nel sangue e che traduceva in creme e sorbetti esclusivamente sfruttando l'estro e l'esperienza del vero artigiano, trasmessa così ai figli. Oggi, la gelateria da Enzo è un locale elegante dove si può sorseggiare un aperitivo in compagnia di amici, o sedersi all'aperto a fare quattro chiacchiere con gli amici; ma prevalentemente resterà  una meta e premio per tutti i bambini che vogliono commettere un soddisfacente peccato di gola, esattamente come avveniva al suono del campanello del carrettino dei gelati. E così che vogliamo ricordare Enzo, ed è così che lo immaginiamo anche ora: da lassù, osserva il suo locale con sguardo burbero, ma soddisfatto; e con il perenne toscano appeso al labbro, ci sorride, prima di distribuire agli angeli bambini, ordinatamente in fila, un pò del suo gelato di nuvola. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 6391 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
Autore:Administrator
Veraldo Bianchi, conosciuto da tutti come Verà, è rimasto uno dei pochi veri artigiani della nostra zona.Il suo negozio racconta storie di vita lunghe ottant'anni, durante i quali Verò è sceso da Carrara  o più precisamente dallo Stabbio per mettere le radici in quel di Avenza. La sua bottega di calzolaio, sita a pochi passi dalla zona Centrale, è aperta sempre. E dicendo sempre, intendiamo assolutamente sempre! Gli yuppies degli anni ottanta sbandieravano conoscenze di marketing sostenendo che l'orario continuato, assieme alla non-chiusura degli esercizi nei giorni festivi, fosse la chiave risolutrice dei problemi del commercio. Veraldo Bianchi, classe 1923, arrivò a questa soluzione fin dai primi anni Sessanta, quando aprì il fondo in via Giovanni Bosco senza chiuderlo più! Infatti, di buon'ora, lo si può trovare dietro al bancone mentre litiga con un paio di stivali a punta, solo perchè non sono più fatti come quelli di una volta! A mezzogiorno in punto, stacca per il pranzo, ma dopo circa un'ora è di nuovo al suo posto, alla guida della macchina da cucire. Con una puntualità maniacale. Si sa, tutti gli orologi del mondo si basano sull'ora dettata dal meridiano di Greenwich. Ma quali riferimenti prende, l'ora di Greenwich, per essere impeccabile? Sicuramente osserva l'apertura e chiusura della saracinesca di Verà, affidabile tanto quanto un cronografo digitale di ultima generazione! Iniziò l'attività  giovanissimo, rubando il mestiere ad un calzolaio che abitava vicino alla casa della sua famiglia. Abituato ad aiutare il padre in piccoli lavori manuali, non trovò difficoltà ad apprendere i rudimenti del lavoro artigianale attorno a pelli e cuoiami del vicino di casa, afferrando così i segreti di quel lavoro. Segreti che diventarono presto suoi, lavorando nell'officina di Billi (azienda avenzina che dava lavoro a buona parte del paese) e passando per la Germania, dove si specializzò nell'arte di tagliatore. Nel 1965, si trasferì nell'attuale fondo-ufficio-bottega, e adesso ricorda con malinconia i tempi in cui si stava meglio, anche se si stava peggio; tempi in cui il boom economico degli anni Sessanta non invogliava a riparare le scarpe, che venivano gettate via al termine della stagione di utilizzo. Ora, Verà, vive i suoi ottant'anni con ruspante energia: estate, inverno, sole o pioggia, non abbandona il fedele motorino che non manca di lanciare a manetta, ma specifica  solo quando la strada è libera! Passando di fronte al negozio, non è difficile trovarlo coinvolto in accese discussioni, soprattutto se si sfora in argomenti dal sapore politico. Verà, insomma, è un simbolo di quell'Avenza che viene dal passato; quasi una figura senza tempo, perché è sempre stata lì, perchè sai che c'è. Un simbolo sanguigno e tenace del secolo che non c'è più, ma che resta aggrappato a noi nella testimonianza di gente come lui, che ha vissuto e costruito la vita di Avenza. Il suo è un personaggio che ha l'aroma rude del cuoio lavorato da mani sapienti, mani che stringiamo con affetto, augurando al loro possessore uno splendido, ottantesimo compleanno! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3737 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
Autore:Administrator
La domenica mattina, chiunque si trovi a passeggio lungo viale XX settembre ad Avenza, può notare un viavai di persone, tutte con in mano un pacchetto marrone: ecco il ricco industriale che sale sulla sua fuoriserie e appoggia l'acquisto sul sedile del guidatore; il ragazzino in bici lo colloca nel portapacchi, così come la bella signora, lo fa dondolare tra le dita laccate di smalto, come fosse una borsetta. Ma cos'hanno in comune queste figure, così diverse tra loro? Semplice: sono appena state alla Pasticceria San Marco! Il 3 dicembre del 1966, Cesare Cucurnia, titolare dell'esercizio, decise di dare una svolta alla propria carriera, aprendo il negozio, dopo aver maturato esperienza presso "Caflish", a Carrara. Probabilmente, allora, non avrebbe mai pensato di diventare un punto di riferimento per la colazione di molti carrarini, che prima di raggiungere il luogo di lavoro, si fermano per una sosta obbligata davanti alle famose paste appena sfornate, o ai croccanti salati. "Eravamo in due" - ricorda Cesare Cucurnia, ripensando agli inizi. Poi, quello che sarebbe dovuto diventare suo socio, per ragioni familiari, si tirò indietro, e a Cesare non restò altro da fare che proseguire da solo l'avventura. La "bottega", come la chiama confidenzialmente Cucurnia, avrebbe potuto chiamarsi "Pasticceria Cesare", in quanto era il nome sia suo che del suo "compare". Fu scelto, invece, "San Marco", in onore del patrono della città . Con l'impagabile appoggio morale e materiale della signora Lucetta (o Lucia, come è nota a molti), la pasticceria ha mosso così i primi passi nella realtà d'Avenza, con la preparazione dei primi banchetti, e feste private; per poi proseguire, come sappiamo tutti, con battesimi, comunioni, matrimoni e ogni tipo di celebrazione in cui si desidera festeggiare con prodotti di sicura qualità . Poco dopo le 5 del mattino, il personale della pasticceria (un totale di dieci persone) è già all'opera, pronto per sfornare i propri capolavori quotidiani a quei clienti che varcano l'ingresso fin dalle prime luci dell'alba, con la soddisfazione di chi sa come affrontare la giornata con qualcosa di buono. Oggi, che "la" San Marco è un punto di riferimento topografico per Avenza (Dove abiti? Vicino alla San Marco...), l'avventura è proseguita con l'apertura dell'omonima gelateria, curata da Roberto Cucurnia, che assieme al fratello Gianni (operante nel laboratorio), ha già ottenuto importanti riconoscimenti. Così, per concludere, esprimiamo gratitudine per tutti i peccati di gola che Cesare Cucurnia, con il proprio operato, ci ha concesso nel tempo; e contemporaneamente manifestiamo solidarietà  verso tutti coloro che soffrono "l'astinenza del mercoledì", giorno in cui la rinomata pasticceria gode del riposo settimanale. Ma si sappia: la delusione nel trovare il negozio chiuso è una delle principali cause di malumore nella nostra città ... di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3818 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
Autore:Administrator
Nel cuore del centro storico di Avenza, a pochi passi dalla Torre di Castruccio, vive uno dei più antichi forni della nostra città , il forno Vatteroni, da tutti conosciuto come da Danilo.Danilo Vatteroni era una di quelle persone dal carattere deciso, formatosi attraverso il lavoro duro, conosciuto fin dai primi anni di età ; classe 1910, Danilo, ben presto si ritrovò a dover percorrere il tratto Avenza-Forte dei Marmi a piedi, o in bicicletta (quando andava bene!), per mettersi al servizio dei ricchi bagnanti che già allora affollavano le coste versiliesi. In seguito, l'amore per la città  di Avenza lo portò ad affiancare l'attività  del padre nel portare avanti un forno collocato nei pressi dell'attuale Centrale. Da quel negozio, arrivò a sfidare (da buon bersagliere, forgiatosi nella Campagna di Russia) il coprifuoco nazista, continuando a sfornare pane, incurante dei divieti del Regime e diventando un punto di riferimento per quella popolazione che conosceva gli stenti della fame. Restò alla Centrale fino al 1956, quando, per questioni burocratiche, venne fatto spostare all'attuale sede. Ora il negozio è portato avanti dai figli di Danilo, ossia Franco (Sampdoriano D.O.C.) e la Marida (come la chiamano qui ad Avenza, con quell'articolo necessario a conferire familiarità  al nome), con l'aiuto del marito Giuliano e la figlia Elisabetta. Ma ricordano con piacere la storia della propria attività , e la festa inaugurale che si fece il giorno di San Marco del 56, quando vennero preparate centinaia di torte, fatte fuori dalla folla in un battibaleno! Al di là  dei ricordi, alcuni dolci, altri malinconici, la vita di chi opera attorno ad un forno è fatta di ritmi controcorrente; basti pensare che Franco inizia la sua giornata all'una e mezza di notte, per preparare le prime infornate. Di certo è un lavoro duro spiegano ma la nostra è come una missione, e lo sforzo che facciamo è ripagato dalla fedeltà  della gente, che continua a sceglierci da tanti anni. Sapere che il nostro pane è sulla tavola di tante persone... è un po come sedere a tavola con loro!. Continua così il nostro viaggio alla ricerca di quell'Avenza che fonda le proprie radici nel passato, proprio come il forno dei signori Vatteroni. Un mondo dai sapori rassicuranti e intensi, come una ciambella croccante, appena sfornata. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3328 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione

<< Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Succ. > Fine >>

Pagina 4 di 9


Powered by AlphaContent 4.0.18 © 2005-2025 - All rights reserved
Copyright © Avenza sul web
Designed by Ambros
Copyright © 2025 Avenza sul web. Tutti i diritti riservati.
Joomla! è un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.
Amateur babe be naughty with rubber dildo and squirts. 4K. Latina phat ass scatnude.com