Il Borgo Medievale di Avenza PDF Stampa E-mail
Storia di Avenza

Le origini di questa frazione, centro commerciale e produttivo del comune di Carrara, collocata nella piana a circa 2 Km dal mare e 5 dalla sede comunale, si perdono nella notte dei tempi. Il toponimo trae origine dal nome del corso d'acqua sul quale è costruita: il "Flumen Aventia" che si trova sulla "Tabula peutingeriana" (la nota mappa stradale tardo romana oggi conservata a Vienna), di origine celto-ligure (A-enza = al fiume ) poi latinizzato. Tracce archeologiche dell'epoca romana sono state ritrovate nel XVIII (frammenti marmorei ed un sepolcro), più recentemente nell' adiacente zona di Nazzano (uno dei tanti toponimi romani della piana).La memoria scritta più antica risale al 950 d.C., ed è ugualmente considerata altomedievale la colonna di pietre grezze rinvenuta nella controfacciata della chiesa parrocchiale (VI-VII sec). Nel 1180 con la fondazione di un "borgo nuovo" il vescovo di Luni tenta di incrementare il centro rivierasco. La sua posizione sull'antica via Aemilia Scauri (poi "Romana" o "Francigena"), e sul mare (che allora la lambiva) a poco più di 3 Km dall'antica città  di Luni (in decadenza), ne favoriscono lo sviluppo nel medioevo, trovandosi al centro di traffici internazionali, non solo per l'esportazione del marmo ma anche per approdo e il transito di mercanzie e bestiame. Entrata nel XIII secolo nella vicaria di Carrara, munita di mura assume importanza strategico militare come "Castello", più volte rafforzato con fortificazioni: nel XIV sec. da Castruccio Castracani signore di Lucca e nel XV secolo dai Malaspina. Nel XV dà  i natali all'umanista Giovan Pietro d'Avenza. Nella seconda metà  del '500 Alberico I Cybo Malaspina ne agevola il rilancio dopo la crisi che l'aveva colpita nei decenni precedenti, con bonifiche della pianura, ristrutturazione delle fortificazioni, ed esenzioni per gli abitanti. La rinascita è aiutata anche dalle aumentate spedizioni di marmo nei secoli XVI e XVIII per cui la popolazione sfiora le mille anime alla fine del '700, fino a toccare le 3.500 all'unità  d'Italia. Nel 1848 la popolazione avenzina tenta la scissione dal comune di Carrara, cavalcando le vicissitudini della prima guerra d'indipendenza, tentativo ripetuto più volte senza successo. La sua economia, sebbene con sensibili variazioni in vari periodi storici, è sempre stata caratterizzata dall'integrazione delle attività  relative al trasporto dei marmi (per terra e per mare) con quelle agricole e derivate, dalla seconda metà  dell'ottocento dall'industria di trasformazione del marmo (segherie e laboratori); dal 1938 si inserisce la realtà  dell'industria pesante (chimica e manifatturiera), attività  oggi in crisi ed in profonda trasformazione verso il terziario.

Avenza è sempre stata caratterizzata da una vivace attività  politica, centro di agitazione mazziniana fin dai primi dell'ottocento, è stata al centro di importanti moti come quelli del 1894; tra i personaggi politici più famosi: Gino Lucetti (attentatore di Mussolini nel 1927 )e Gino Menconi (Medaglia d'oro eroe della Resistenza ucciso nel 1944).Il torrione superstite della fortezza è attribuito tradizionalmente a Castruccio Castracani (sec. XIV ) in realtà  è il frutto di una serie di rifacimenti ed aggiunte all'antica rocca operati nel corso del XV,XVI e XVII secolo, per adeguarla all'uso delle armi da fuoco. Osservando la parte sbrecciata si possono osservare cornicioni marmorei a tortiglione quattrocenteschi inglobati in murature posteriori nonchè segni chiari di una sopraelevazione con una corona di cannoniere avvenuta verosimilmente alla fine del '600. Il fortilizio dopo l'unità d'Italia venduto dallo Stato Italiano a privati come cava di pietre è stato salvato dalla totale distruzione nel 1883 dall'intervento dello storico tedesco Theodor Momsen. Prima della distruzione appariva formato da tre torrioni rotondi ed uno a pianta quadrangolare. Nel 1859 l'apertura di una strada lo aveva separato dal resto del complesso castellano costituito dal cinquecentesco "casino del principe" con torre d'angolo,tuttora esistente sebbene profondamente alterato ; sulla facciata reca una lapide secentesca proveniente dalla cappella della fortezza. Altri resti castellani : la porta a monte del borgo incastellato e altri frammenti di mura L'attuale impianto risale al 1620 circa, quando l'aumento demografico consiglia la costruzione di un nuovo edificio inglobando la vecchia chiesetta posta trasversalmente ad esso (della quale la nota scritta più antica risale al 1187). Della vecchia chiesa resta lo stipite del portale (oggi inglobato in un pilastro dell'orchestra); inoltre è attribuibile ad una più antica struttura (forse del VI-VII secolo) una colonna in pietre grezze nella controfacciata. Le navate laterali sono state aggiunte nel XIX secolo occupando volumi prima destinati a canonica (lato mare) e ospedale di S.Antonio (lato monte). Quest'ultima struttura ricettiva, serviva da riparo per i pellegrini in transito sulla via romea o Francigena ed è stata in attività  dal medioevo al XVIII secolo. Le opere d'arte contenute nella chiesa sono di varie epoche: Il Crocifisso ligneo con capelli veri è tradizionalmente ritenuto del XII secolo. L'icona marmorea gotica della Madonna con Bambino è del XIV sec.; probabilmente coevo lo stemma con mezzaluna sulla facciata (tradizionalmente lo stemma del paese). La lunetta con la Resurrezione di Cristo tra angeli è verosimilmente del XV secolo. Il fonte battesimale e un'acquasantiera sono del XVI secolo. Sette sculture erratiche sono attribuite alla scuola di Bartolomeo Ordonez (sec. XVI), per quattro di esse (San Pietro, San Marco, Madonna con Bambino e S.Antonio Abate) è stata recentemente formulata l'attribuzione alla bottega di Pietro Aprile e Giovanni de Rossi da Fiesole (sempre della scuola dell'Ordonez). Due altari (del Crocifisso e di S.Antonio)sono del '700,così pure l'altare maggiore (sebbene modificato in seguito) con stemmi D'Este e Cybo-Malaspina. L'altare dell'Addolorata (già  di Sant'Isidoro Agricola) e del Suffragio ,sono della metà  dell'ottocento. Alcuni lavori eseguiti nel 1932 hanno modificato la facciata e gli interni , trasformando altari (la pala dei S. S.Antonio ed Erasmo è in sagrestia).

 

 
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